Twitter “censura” Trump: il cortocircuito tra social, politica e diritto

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Tra Trump ed i social network l’idillio è finito. Un suo cinguettio è stato ritenuto fuorviante da twitter ed allora apriti cielo! Sono partiti altri tweet con cui il Presidente del Stati Uniti d’America ha accusato il social network di interferire con la campagna presidenziale americana oramai in fase avanzata.

Eppure proprio Trump, che ha quasi undici milioni di followers su twitter, ha sempre utilizzato i social network per comunicare direttamente con cittadini, disintermediando il rapporto con la stampa, che lui ha sempre ritenuta ostile. E sempre Trump, come molti politici, investe ingenti risorse sui social network, ritenuti più performanti dei media tradizionali.

Il problema che ora sorge non è secondario: perché la disintermediazione con giornali e notiziari televisivi rende i politici ostaggio delle società private che possono, a loro discrezione, rimuovere contenuti o segnalarne le criticità. In altri termini, il tema della censura, che dovrebbe essere unicamente rimesso al potere giudiziario, è stato delegato ai social network che possono, oggettivamente, influenzare l’opinione pubblica.

Giustificando le loro decisioni con un algoritmo, non essendo tenute a chissà quali spiegazioni: come detto, sono società private, libere di pubblicare o meno, di rimuovere contenuti, di censurarli ed addirittura di chiudere i profili. Ma proprio perché soggetti privati risentono delle scelte pubbliche in termini di politiche aziendali, si pensi all’obbligo di riconoscere un corrispettivo agli editori per i contenuti condivisi.

Il corto circuito è chiaro, il decisore utilizza i social network per acquisire consenso; ma poi deve decidere sulla redditività degli stessi social network. O sui diritti individuali dei cittadini, in termini di libertà di espressione.

La vicenda di Trump fa scalpore, per il nome, per la funzione che lo stesso ricopre e per gli interessi sottesi. Ma è arrivato il momento che questo tema, essenziale per lo svolgimento futuro del dibattito sociale e politico, esca dalla dimensione dei tweet e dei post per assumere la rilevanza che merita. Prima che sia troppo tardi, perché ad essere messe in discussione sono le libertà civili.

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