Esordio difficile in Italia per il Wimax, la tecnologia a banda larga senza filo su cui punta l’esecutivo per ridurre il digital divide e che dovrebbe entrare in un capitolo della finanziaria. L’avvio del bando di gara, previsto per giugno, è slittato di qualche giorno a causa delle difficoltà di compilazione. Fra le indiscrezioni trapelate pare esserci anche l’ipotesi “cordate”. Su questo punto ci sarebbero già stati i primi contatti tra gli operatori del settore che dovrebbero presentarsi insieme. Dubbi, inoltre, sul valore finale dell’operazione (tra i 60 e gli 80 milioni di euro per ogni licenza nazionale assegnata) e sui pericoli di inquinamento elettromagnetico. Su quest’ultima problematica l’attenzione è per ora rivolta al Wifi, tecnologia senza filo a corto raggio, da noi usata in uffici ed abitazioni. In Gran Bretagna l’agenzia di salute pubblica ( Health Protection Agency ) ha aperto un dossier; in Germania il governo invita alla prudenza e così in Spagna. In paesi scandinavi come la Svezia il dibattito è ormai maturo poiché si è già in attesa della gara di avvio ufficiale nel 2008. Resta, comunque, innegabile che sussistono delle differenze strutturali tra Wifi e Wimax: il primo è stato pensato per spazi chiusi come l’appartamento, mentre il secondo, che viaggia su una frequenza diversa, verrà utilizzato in spazi aperti e veicolato con antenne molto più potenti.
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