E’ dalla giornata di ieri che Internet in Italia non è più lo stesso. Wikipedia, la celebre enciclopedia online, ha deciso di oscurare i suoi infiniti contenuti per protestare contro la nuova direttiva europea sul copyright, che sarà al vaglio del plenum del Parlamento Europeo nella giornata di domani. I gestori sono stati chiari: l’atto europeo, se recepito cosi com’è nell’ordinamento italiano, minaccerebbe le libertà online e creerebbe nuove barriere, filtri e restrizioni. Al comunicato rilasciato da Wikipedia ha risposto il Parlamento Europeo. L’istituzione comunitaria ha chiarito che l’enciclopedia online e siti affini sono esclusi dalle nuove regole in discussione, poiché fanno parte della categoria di domini che caricano contenuti liberi e senza scopo di lucro. L’articolo 13, chiarisce l’Europarlamento, si riferisce ai servizi che riguardano grandi quantità di contenuti protetti da copyright. Ma Wikipedia ne fa una battaglia ideologica. Il portavoce di Wiki, Maurizio Codogno, ha sottolineato che la mobilitazione è stata avviata per diffondere e difendere la conoscenza libera e preservare il web come spazio aperto.
I punti nevralgici del documento, presentati negli articoli 11 e 13, sono due: l’introduzione della cosiddetta link tax e la censura preventiva di contenuti caricati da utenti. In merito a quest’ultimo punto vi è la richiesta ai colossi della rete di vigilare sulle attività delle piattaforme, al fine di impedire qualsiasi violazione del diritto d’autore. C’è poi l’art.11, con l’obbligo di richiedere autorizzazioni preventive agli editori per la pubblicazione di contenuti ad essi afferenti, anche brevi. Qui ci si collega alla link tax, che sarebbe un compenso in denaro da corrispondere all’editore per il link inserito. I diritti di copyright si estenderebbero a titolo, sommario e Url. La definizione di link tax è particolarmente azzeccata, dal momento che la nuova tutela si estenderebbe proprio agli elementi che contrassegnano un link. La protesta di Wikipedia nasce dalla portata potenzialmente devastante della direttiva per blog e piccoli editori, che ricevono vantaggi dall’ampliamento della diffusione degli articoli e dall’opera di indicizzazione posta dai colossi della rete. Anche i grandi editori ne traggono beneficio, ma avrebbero la forza per sopravvivere a una rete più controllata.