Il tribunale di Roma ha assolto il giornalista dell’Espresso Riccardo Bocca e l’ex direttrice del settimanale, Daniela Hamaui, imputati per diffamazione a mezzo stampa a seguito di un articolo riguardante l’oramai noto procedimento penale Why not su presunti gravi illeciti connessi alla gestione dei fondi pubblici in Calabria e, in particolare, la giudice di Catanzaro chiamata a condurre l’udienza preliminare, Abigail Mellace. Proprio quest’ultima, assieme a suo marito, Maurizio Mottola D’Amato, avevano sporto querela contro il giornalista e la direttrice dell’Espresso ritenendosi gravemente lesi dall’articolo dal titolo ‘Saladino connection’.
Nel pezzo, pubblicato a dicembre del 2009 – pochi giorni prima che prendessero il via i giudizi abbreviati chiesti da alcuni imputati di Why not, iniziati il 15 gennaio, Bocca, citando atti giudiziari, ricostruiva alcune vicende riguardanti la giudice, la famiglia di quest’ultima, il principale imputato dell’inchiesta, l’imprenditore Antonio Saladino, e l’ex sostituto procuratore di Catanzaro Luigi de Magistris, titolare di Why not almeno fino a che l’indagine non fu avocata dalla Procura generale, chiedendosi se tali vicende non integrassero in capo al giudice un conflitto di interessi tale da renderla incompatibile a trattare il caso.
Il testo scatenò la reazione della giudice Mellace e di suo marito, che annunciarono di volersi tutelare nelle sedi opportune (una querela è stata sporta, tra l’altro, anche contro de Magistris per le sue dichiarazioni), e diedero il via al procedimento giudiziario approdato, dopo il rinvio a giudizio di Bocca e Hamaui decretato dal gup capitolino lo scorso febbraio, davanti al tribunale di Roma. Qui, però, sulle ragioni dei coniugi Mellace e D’Amato, rappresentati in giudizio dall’avvocato Aldo Casalinuovo, ha prevalso la tesi del difensore dei due imputati, l’avvocato Paolo Mazza’, che alla fine ha ottenuto un’ampia assoluzione dal giudice Gavoni, con la formula ‘perche’ il fatto non costituisce reato’.
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