WEB 2.0 E BANDA LARGA. DAL CONVEGNO ISIMM LE NUOVE PROPOSTE DEI BROADCASTER

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“Servizio pubblico, web e nuovi media”. Di questo ma anche di altro si è discusso ieri al convegno organizzato dall’ISIMM che ha visto la partecipazione di numerosi studiosi e del sottosegretario Romani che ha concluso gli interventi. La giornata di riflessione ha messo in luce le nuove frontiere e le nuove possibilità del servizio pubblico radiotelevisivo nell’era della transizione al digitale. Ma si è parlato (ed anche tanto) anche dei nuovi supporti tecnologici legati ai nuovi media come I-phone e i social network. Strumenti che oggi sembrano mettere in crisi la predominanza della tv generalista nel panorama mediatico italiano e mondiale. Non necessariamente, però. Per gli ottimisti, come David Bogi, responsabile nuovi progetti del digitale terrestre Mediaset, le opportunità del web 2.0 per i broadcaster sono tutte da cogliere: è auspicabile riuscire a cavalcare l’onda del social network per comprendere le nuove tendenze della società italiana, in quel processo di “reclutamento di idee” che può avvicinare e catalizzare l’attenzione dell’utente su prodotti editoriali che fanno apposta per lui. “Aggiornarsi al mutamento della società è la quintessenza dell’innovazione del prodotto”, sottolinea Bogi, perché strategicamente, un prodotto che si avvicina alle aspettative di un pubblico potenziale può diventare un prodotto vincente per un pubblico che può diventare abituale. Ed è l’utente oggi, per diverse ragioni, il vero protagonista della televisione italiana, o quanto meno è questa la constatazione e insieme l’auspicio dei diversi relatori intervenuti al convegno: una tv che “ascolta” e restituisce la fiducia dei fruitori, tenendo fede al contratto di servizio, così l’ex Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni immagina una tv pubblica di qualità, allo stesso modo Ruben Razzante, docente di diritto dell’informazione lancia una provocazione. “Istituzionalizzare” il rapporto di fiducia tra pubblico e tv sull’esempio della Bbc che ogni anno sigla – e rispetta – il “rapporto delle promesse agli utenti” che contiene i programmi da trasmettere, gli standard editoriali adottati, i parametri di qualità della tv che devono inderogabilmente mirare all’universalità del servizio non solo per qualità della rete ma anche dei contenuti offerti. Chiude la discussione il sottosegretario del Ministero dello Sviluppo Economico con delega alle comunicazioni, Paolo Romani che sottolinea la missione fondamentale del servizio pubblico radiotelevisivo: non soltanto coesione sociale, il vero veicolo per “raccontare il paese e unificare il linguaggio è la Tv pubblica italiana, il cui ruolo oggi, è quello di “diffondere cultura e conoscenza con mezzi televisivamente efficaci”. Nessuna morte della tv, questo è il concetto di fondo. Che i broadcaster tirino un sospiro di sollievo. La democratizzazione dei media non significa fine, ma soltanto nuove sfide da raccogliere e da vincere. Ed in questo senso Rai 4 ne è un esempio da imitare.

(Serena Fusco)

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