Editoria

Voci rubate, non solo giornali: l’Ai ora fa paura anche ai doppiatori

Non solo giornali: l’intelligenza artificiale minaccia anche il cinema, la tv e l’arte. I doppiatori sono sul piede di guerra e da giorni chiedono alle istituzioni di prendere coscienza di un problema, gravissimo, che potrebbe presto deflagrare in tutta la sua devastante potenza. Dopo aver rubato notizie, contenuti e dati in genere (facendo arrabbiare i francesi che ora hanno trascinato Meta in tribunale per chiedere conto, ragione e soddisfazione dello sfruttamento indebito fatto dal colosso di Zuckerberg per addestrare la sua Ai di Llama), gli algoritmi potrebbero rubare anche la voce. E, segnatamente, quella degli artisti che doppiano film e serie che tanto ci piacciono tenendoci incollati a uno schermo, piccolo o grande che sia.

L’Anad, l’associazione nazionale degli attori doppiatori, ha proposto un appello pubblico: “Difendiamo l’Intelligenza Artistica”. Con tanto di hashtag dedicato #ArtisticIntelligence. Il documento chiede una alzata di scudi a tutti agli artisti, gli attori e più in generale a chiunque abbia a cuore le sorti della cultura, dell’industria audiovisiva, del cinema e non solo. Il tema centrale non è per niente banale. Perché siamo di fronte alla nascita di un movimento che si impone non un semplice e comodo luddismo hitech bensì di limitare il rischio che coi nuovi strumenti, a rimetterci, siano gli artisti e con loro anche il pubblico. And chiede “l’attenzione e la condivisione dell’hashtag #ArtisticIntelligence a tutti gli artisti, gli scrittori, i musicisti, registi, attori, sceneggiatori, fotografi, designer, architetti, solo per citare alcune categorie, con una particolare attenzione verso i mestieri legati al cinema che, per sua natura, è possibile solo grazie al lavoro collettivo e all’unione di tante differenti competenze artistiche”. L’obiettivo è dire “no” a un mondo “in cui le espressioni artistiche saranno create da algoritmi, lo scopo adesso è quello di estendere la chiamata a tutto il mondo artistico, perché il rischio che l’Intelligenza Artificiale cancelli tutte quelle professioni legate all’estro e all’originalità umane è una minaccia sempre più reale e concreta”. Il presidente Daniele Giuliani spiega: “Le emozioni che regaliamo al pubblico con il nostro lavoro e le nostre performance non sono sintetiche, né si possono riprodurre sotto forma di dati a disposizione dell’Ai per realizzare altri progetti, diversi da quelli originali per i quali le abbiamo create e senza il nostro permesso. Il movimento #ArtisticIntelligence nasce dall’urgenza di difendere il nostro lavoro, le nostre vite, e per chiedere una regolamentazione che normalizzi l’utilizzo degli strumenti offerti dalle nuove tecnologie”.

Luca Esposito

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