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VIGILANZA RAI: RIUNIONE DECISIVA NEL POMERIGGIO. TENSIONI NEL PD

Dovrebbe concludersi oggi il tormentone sulla presidenza della Commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai. Il copione prevede che la Commissione si riunisca alle 14, nella sua sede di piazza S. Macuto, che Riccardo Villari (presidente eletto con i voti del Pdl pur appartenendo al Pd) si dimetta e in una successiva votazione venga eletto alla presidenza Sergio Zavoli, senatore del Pd e tra i decani del giornalismo italiano.

Che le cose vadano proprio così lo assicura Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al Senato, che ieri ha riunito il direttivo del suo gruppo per esaminare la questione: pur ammettendo di non aver parlato con Villari, si è detta sicura che alla fine prevarrà il buon senso. Fabrizio Morri, capogruppo del Pd nella Commissione di Vigilanza, è convinto che non ci sono le condizioni politiche perché Villari non accetti il positivo accordo bipartisan sul nome di Zavoli.

Ieri però il presidente in carica della Vigilanza ha incontrato Gianfranco Fini, presidente della Camera, e non ha fatto riferimento alle sue dimissioni rimandando all’esito della riunione della Commissione in calendario per oggi.
La giornata di ieri è stata caratterizzata in casa Pd soprattutto da violente polemiche nei confronti di Nicola Latorre, il senatore che si è dimesso dalla Vigilanza per far posto a Zavoli che non ne faceva parte. Oggetto della controversia è il ritaglio di giornale fornito da Latorre a Italo Bocchino (vice capogruppo del Pdl alla Camera) venerdì mattina in diretta tv, durante un dibattito con Massimo Donadi dell’Idv che si svolgeva nel corso della rubrica ”Omnibus” de La7. Il contenuto dell’appunto scritto sul ritaglio di giornale, recuperato dai giornalisti dell’emittente, è stato letto dal direttore de La7 Antonio Piroso e rimandato in onda più volte dalla trasmissione ”Striscia la notizia” di Canale5: ”Io non lo posso dire. Ma la Corte costituzionale? E Pecorella?” (il riferimento era alla decisione del Pdl di ritirare il proprio candidato alla Consulta, atto che avrebbe dovuto far rinunciare alla candidatura di Leoluca Orlando alla presidenza della Vigilanza da parte di Pd e Idv).

La reazione del capogruppo dell’Idv Donadi è stata durissima: ”Lo scambio del pizzino fra La Torre e Bocchino è la dimostrazione che in questo paese esiste un rapporto malato tra media, politica ed affari. Che un rappresentante dell’opposizione, mio alleato, suggerisca a un autorevole esponente della maggioranza come attaccarmi durante un dibattito televisivo è una rappresentazione visiva della politica del compromesso”.

All’interno del Pd è tornata l’ombra del complotto nei confronti del segretario Walter Veltroni, che ha sostenuto la candidatura di Orlando fino all’elezione inaspettata di Villari. Il senatore Stefano Ceccanti ha chiesto che Latorre smentisca la ricostruzione di quanto accaduto, dal momento ”che gli farebbe assumere il ruolo di suggeritore nei confronti di un esponente della maggioranza”.
Già dopo l’elezione di Villari i collaboratori di Veltroni avevano fatto cenno a qualche possibile complotto messo in atto dal Pdl in accordo con chi nel Pd non aveva intenzione di insistere sulla candidatura di Orlando. Il primo a manifestare il dissenso era stato il senatore Marco Follini, ma lo stesso Latorre non aveva celato i malumori all’interno del partito mentre Paolo Gentiloni, ex ministro delle Telecomunicazioni e vicino alle posizioni di Francesco Rutelli, confermava il sostegno a Orlando. Veltroni difende la sua linea: tutto è stato fatto ”alla luce del sole, senza giochetti” ed era inaccettabile la discriminazione verso l’Idv da parte della maggioranza che poi ha deciso da sola l’elezione del presidente di una commissione parlamentare di garanzia che spetta all’opposizione.

Latorre non ha voluto commentare il proprio comportamento nella trasmissione televisiva de La7, mentre Massimo D’Alema – lo storico antagonista di Veltroni – si trova in America Latina per un viaggio di studio sulla realtà di alcuni governi latinoamericani. Ma sono proprio i dalemiani, d’accordo con l’ala dell’ex Margherita che fa riferimento a Franco Marini, ex presidente del Senato, i più insofferenti nei confronti dell’attuale leadership del Pd. A Veltroni viene rimproverata l’alleanza elettorale con Idv e Partito radicale, insieme ai ritardi nella formazione di una nuova alleanza di centrosinistra che pur avendo nell’Udc di Pierferdinando Casini un interlocutore fondamentale possa riaprire il dialogo anche con la sinistra esclusa dal Parlamento nelle ultime elezioni politiche. I dalemiani chiedono anche la fine di ogni rapporto con il modo di fare opposizione di Di Pietro.

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