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Vietnam, entra in vigore la legge bavaglio sui social network

Chi ha paura dei social network?
A quanto sembra, il persuasivo ed invasivo potere dei social media non è ben visto da molti dei paesi. Almeno non da quelli in cui il dibattito democratico in rete rappresenta ancora una minaccia.
E’ successo in Russia e Cina. Succede anche in Vietnam. Paese che, ironia della sorte, compare nella lista dei 10 stati con la maggior crescita di utenti Facebook e con una percentuale di penetrazione di internet pari al 27,5%.
Insomma: un vero e proprio effetto boomerang, a dispetto della posizione del governo che nel 2009 decise di bloccare l’accesso al più noto dei social.
Da allora i Vietnamiti hanno sempre cercato e trovato soluzioni alternative per aggirare la stretta governativa.
Come? Semplicemente, cambiando i parametri DNS per usufruire di Internet in maniera totale e gratuita.
Tra i tanti naviganti c’è anche chi grazie al web ha fatto la sua fortuna.
Si tratta di Vu Phuong Thanh, la Vietnamita più popolare su Facebook. Thanh è una blogger divenuta cantautrice e conta ben 90.000 “Mi piace” sulla sua pagina.
Ma ora le cose sembrano mettersi male per il popolo asiatico dei social network.
E’ infatti entrata in vigore una legge che di fatto vieta agli utenti di social e blog di pubblicare su Internet qualsiasi informazione, oltre a quella privata. Una legge, dunque, che mette al bando ogni notizia di carattere informativo o divulgativo.
In più la norma prescrive che i provider stranieri debbano tenere i server locali in Vietnam.
Il provvedimento è stato siglato dal primo ministro Nguyen Tan Dung e a chiarirne le intenzioni ci ha pensato il ministro dell’informazione e della comunicazione Le Nam Thang.
Quest’ultima ha dichiarato che: “Lo scopo della legge è di aiutare gli utenti a trovare su Internet informazioni quanto più corrette e chiare”.
Che dir si voglia, sembra proprio una chiara strategia da parte del governo per mettere a tacere ogni spiraglio di dibattito democratico in rete che, in quanto tale potrebbe toccare anche i delicati temi politici.
Come prevedibile, il provvedimento è stato accolto da una pioggia di critiche, in testa quelle dei blogger.
Eccone alcune: “Le autorità vogliono trasformarci in robot”, denuncia Nguyen Van Phuong, ed ancora : “Questo decreto vuole chiaramente imbavagliare l’opinione pubblica”, chiosa sul suo blog Nguyen Quang Vinh.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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