La commissione Cultura della Camera, in sede legislativa, ha dato il via libera alla legge sull’equo compenso per i giornalisti precari, relatore Enzo Carra (Udc). Il testo, presentato da Silvano Moffa (Pt) e firmato da parlamentari di tutti i gruppi, è stato votato all’unanimità, con 34 sì su 34.«Ci auguriamo che questo provvedimento possa ora essere approvato anche al Senato ed entrare così immediatamente in vigore, tanto più in un momento segnato dalla crisi del settore e da una riforma del mercato del lavoro che rischia di aggravare ulteriormente il regime delle tutele sociali e degli ammortizzatori». Ha affermato Giuseppe Giulietti, parlamentare del gruppo misto e portavoce di Articolo 21.
Il provvedimento passa ora al Senato dove, il Presidente del Senato, Renato Schifani, dopo un colloquio con il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino, ha garantito il suo impegno per un rapido esame.
«È quasi gol»: Enzo Iacopino, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, prende in prestito un’espressione di Nicolò Carosio per commentare l’approvazione della legge sull’equo compenso. E’ tutto merito di «una splendida azione di squadra che ha visto protagonisti gli onorevoli Silvano Moffa e Beppe Giulietti, con il coordinamento impagabile del relatore Enzo Carra e l’appoggio costante della presidente Valentina Aprea e degli altri membri della commissione Cultura, i quali hanno sposato un provvedimento nato nella sede dell’Ordine dei giornalisti a conclusione di una pubblica manifestazione nel maggio del 2010». Per Iacopino, «si tratta di norme che da sole, certamente, non cambieranno la situazione fino a quando non collaborerà pienamente con l’Ordine chi ha responsabilità nella categoria e continua a fingere di non accorgersi o si rende complice attivo nello sfruttamento di migliaia di giovani di ogni età che continuano ad essere compensati con spiccioli di euro. La volontà autentica di tutelare i colleghi più discriminati – conclude il presidente dell’Ordine – va testimoniata con l’immediata applicazione della Carta di Firenze per l’attuazione della quale è essenziale il contributo dei comitati di redazione che fino ad ora è mancato».
«La legge sull’equo compenso per i giornalisti è un ottimo passo avanti per il riconoscimento della pari dignità morale e materiale di tutto il lavoro giornalistico, a prescindere dalle condizioni di esercizio». È il commento della Federazione nazionale della stampa, che auspica ora tempi rapidi al Senato. «È anche un atto di recupero di libertà e autonomia professionale, sempre più indispensabile – continua la Fnsi in una nota – in un tempo in cui all’informazione è chiesto, ancora più di ieri, di non tacere le cose che debbono essere conosciute dai cittadini per assicurare il loro diritto alla conoscenza e di alimentare il sapere e il pensiero critico. I giornalisti free lance e precari – troppo spesso costretti a contratti individuali capestro e a compensi da fame – sono oggi, infatti, messi in condizione di disagio: povertà e paura sono una condizione di illibertà. Ecco perchè il provvedimento varato oggi dalla Commissione cultura della Camera ha il pieno sostegno della Federazione nazionale della stampa che, anche con un lavoro sindacale specifico fatto dalla propria commissione lavoro autonomo, è da anni in campo per la dignità di tutti i giornalismi, nonostante gli ostracismi che aveva sin qui subito. Ed è importante che tutte le organizzazioni del giornalismo siano impegnate in questa iniziativa e abbiano incontrato il sostegno di formazioni della società civile e associazioni come Articolo21 e i movimenti dei precari». Definendo «un metodo utile» il fatto che la legge sull’equo compenso sua nata «per iniziativa parlamentare» e con il «confronto e la partecipazione con tutte le componenti del mondo dell’informazione», la Fnsi auspica che «la stessa capacità di concertazione e convergenza della Camera abbia una continuità istituzionale nel Senato e che, in tempi brevi, in quella sede possa essere espresso il voto che renda la legge definitiva e efficace. Nel tempo di crisi dell’industria dell’editoria, di perdita di tanti posti di lavoro, mettere in linea di chiarezza e di giustizia qualsiasi forma di lavoro giornalistico è una strada di indirizzo essenziale alle parti sociali, in particolare agli editori, perché il lavoro autonomo venga riconosciuto sul piano dei diritti non solo individuali ma anche collettivi».