Per rilanciare il settore dell’editoria e in particolare dell’informazione, occorre rivedere profondamente i contratti nazionali di lavoro riconosciuti ai giornalisti.
Francesco Saverio Vetere, presidente dell’Unione stampa periodici italiani (Uspi), ha spiegato all’agenzia Nova il suo punto di vista sulla questione. Ha ribadito una posizione coerente da tempo che ha portato l’Uspi a sottoscrivere un nuovo contratto con la sigla sindacale Cisal che ha fatto insorgere una polemica velenosissima nell’ambiente giornalistico italiano.
Vetere ha affermato: “Il settore dell’Editoria va riformato completamente perché ha strutture e leggi vecchie. Alcuni, però, vogliono vivere ancora nel novecento. Abbiamo ancora le vecchie corporazioni che cercano di mantenere i loro privilegi”.
Dunque ha aggiunto: “La struttura attuale del contratto nazionale è sempre stato un limite alle assunzioni perché per assumere un giornalista un editore deve spendere di entrata 51 mila euro l’anno. Io mi chiedo quale contratto nazionale di lavoro di categorie protette preveda una cifra del genere visto che, ad esempio, un farmacista come un ingegnere entra con un contratto da 1.400 euro”.
Quindi, secondo Vetere: “Il contratto nazionale risulta vecchio e troppo oneroso e durante la pandemia quando ha rappresentato un ostacolo alla volonta’ di assumere i giornalisti e oggi di tenerli sotto contratto. La grande editoria in passato ha creato un sistema fatto sul mondo dell’editoria tradizionale, su un sistema economico che si fondava sull’intervento dello Stato e su un patto tra giornalisti ed editori, che si manifestava proprio nel contratto nazionale di lavoro”.
Accanto a questo però, per Vetere, “molti editori per lungo tempo non hanno accettato di adeguarsi ai nuovi mezzi dell’informazione digitale. Il risultato è che i giornalisti oggi contrattualizzati in Italia sono molti meno dei 14 mila ufficiali, su una platea di 100 mila: non e’ possibile che per tutelare poche migliaia di giornalisti si tengano a condizioni terribili tutti gli altri”.
Nei mesi scorsi, Vetere, intervistato da Editoria.tv, aveva spiegato le ragioni alla base dell’impegno che aveva portato alla redazione del contratto sottoscritto tra l’Uspi e la Cisal: “Con il sindacato diretto da Francesco Cavallaro abbiamo stilato un accordo che è andato a regolamentare, oltre ai redattori, anche alcune figure professionali nuove ma ormai imprescindibili del panorama editoriale contemporaneo. Tra cui i social media manager, per dirne una. Con il contratto abbiamo dato una regolamentazione e maggiori diritti a tutti, senza dimenticarci nemmeno della deolontologia. I giornalisti e i lavoratori dell’editoria otterrebbero retribuzioni più soldi e maggiori diritti. Inoltre, il contratto Uspi-Cisal non si pone come esclusivo ma può benissimo coesistere con altre forme e schemi di accordo contrattuale”.