“Sono sempre estremamente incantato dalle modalità equilibrate, educate e serene con cui la Federazione della Stampa argomenta le sue obiezioni e gestisce, con finezza espositiva e delicatezza, le trattative con la nostra organizzazione. Sorridiamoci su, è meglio così”. Lo dice il presidente dell’Unione della Stampa periodica Italiana, Francesco Saverio Vetere. Dopo la firma del contratto con la Cisal, è esplosa – letteralmente – una polemica feroce che ha visto la Fnsi decidere, in maniera drastica, di interrompere i rapporti tanto con l’organizzazione datoriale che con il sindacato.
Cosa è successo? Da dove nasce questa polemica?
Credo si debba partire dal principio. Nel 2018 è stato siglato l’accordo con l’Fnsi per il contratto di lavoro giornalistico che, tra le altre cose, prevedeva interessanti elementi di novità tra cui la regolamentazione dell’on line. È durato poco più di un anno. A quell’iniziativa non è stata concessa alcuna proroga e posso dire che, nonostante i miei sforzi, dal sindacato non ho avuto alcun riscontro. Ci sono stati un paio di incontri informali con il segretario Raffaele Lorusso, tra gennaio e febbraio scorsi, prima dell’inizio dell’emergenza Covid. Dopo, più nulla. Fino a fine agosto quando diverse voci, specialmente sul web, iniziarono, ritengo ingenerosamente, a “bollarci” come inaffidabili.
Che ne è stato del contratto Uspi-Fnsi?
È stato fatto scadere, con tutte le conseguenze del caso. Nonostante i nostri appelli a una proroga, visto soprattutto il periodo nerissimo dell’editoria su cui s’è abbattuta anche la sciagura della pandemia. Credo ci sia stato un ripensamento da parte loro: ci hanno accusato di aver ottenuto pochi “numeri” e di aver “insidiato” il contratto nazionale Fieg-Fnsi, non inducendo a quell’accordo gli editori più grandi, anche della nostra associazione. Ma c’è da dire che questi, se hanno scelto e ottenuto di poter sottoscrivere contratti Uspi-Fnsi, hanno chiesto e avuto l’autorizzazione a farlo proprio dal sindacato.
Come e con quali obiettivi nasce lo schema contrattuale con la Cisal?
Avevamo da rimediare a un vuoto, quello sul contratto dei grafici che lavorano nell’editoria. Con il sindacato diretto da Francesco Cavallaro abbiamo stilato un accordo che è andato a regolamentare, oltre ai redattori, anche alcune figure professionali nuove ma ormai imprescindibili del panorama editoriale contemporaneo. Tra cui i social media manager, per dirne una. Con il contratto abbiamo dato una regolamentazione e maggiori diritti a tutti, senza dimenticarci nemmeno della deolontologia. I giornalisti e i lavoratori dell’editoria otterrebbero retribuzioni più soldi e maggiori diritti. Inoltre, il contratto Uspi-Cisal non si pone come esclusivo ma può benissimo coesistere con altre forme e schemi di accordo contrattuale.
La Fnsi non l’ha presa bene però…
Non hanno tenuto conto proprio del fatto che questi contratti possono coesistere e che non s’è trattato di un accordo giornalistico tout court. È un peccato perché riteniamo che questa proposta avrebbe potuto dare nuova linfa al settore e rispondere ai bisogni, tanto delle aziende quanto dei lavoratori. E tra questi, degli stessi giornalisti.
In che senso?
Le aziende chiedono stabilità, non possono organizzarsi e assumere sulla base di contratti che “durano” meno di due anni. Per i lavoratori, inoltre, potrebbe rappresentare una via utile per uscire dalla gabbia del precariato. Un giovane laureato in ingegneria o farmacia, per esempio, entra in un’azienda con una busta paga da 1.400 euro. Non è un modello perdente, non si può parlare di prestazioni sottopagate e non c’è precariato tra queste categorie. Perché non adottarlo anche del mondo dell’editoria?
Cosa accadrà ora?
Credo che cercheranno qualche altro interlocutore. E se accadrà penso proprio che il modello contrattuale Uspi-Cisal diventerà un punto di riferimento per il settore editoriale. Io posso solo dire che c’è bisogno di tranquillità. Siamo stufi di un certo modo aggressivo di condurre trattative e gestire i rapporti. L’unico obiettivo che abbiamo, e che deve accomunare tutti, è quello di creare e difendere i posti di lavoro.