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Vertenza Sardegna 1: la redazione sfiducia il direttore-azionista

I giornalisti della redazione di Sardegna 1 hanno sfiduciato il direttore-editore Mario Tasca e questa mattina nell’ambito della vertenza dell’emittente hanno effettuato un sit-in di protesta davanti alla sede Rai di Cagliari per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla loro situazione: stipendi arretrati non ancora pagati e posizione debitoria dell’azienda. Intanto per affrontare complessivamente la situazione delle emittenti sarde per domani il presidente della Regione, Ugo Cappellacci, ha convocato, alle 10:30 a Villa Devoto, tutte le aziende televisive per una analisi della gestione dei fondi pubblici per il settore. Oggi si è svolta quindi la seconda giornata di sciopero proclamata dai dipendenti di Sardegna 1, dai giornalisti ai tecnici, che hanno avuto l’appoggio anche dell’Associazione della Stampa Sarda.
Altre iniziative di protesta verranno decise nei prossimi giorni. L’editore Giorgio Mazzella, presidente di Banca di Credito Sardo (gruppo Banca Intesa), ha ceduto di recente la maggioranza delle quote della tv a azionisti che non ha i soldi per pagare gli stipendi.
“La vendita è poco trasparente – ha spiegato Piergiorgio Pillonca, del Cdr dell’emittente – l’atto pubblico parla di una cessione della società per quattromila euro. Bisogna far luce su quanto accaduto. Inoltre la sfiducia al direttore, votata da 10 giornalisti su 10, è stata decisa perché Tasca è anche azionista della società col 10%, per cui il doppio ruolo non garantirebbe l’imparzialità”.
Ieri il presidente della Commissione Informazione, Salvatore Amadu, nel corso dell’audizione del presidente della Regione e del presidente del Corecom sulla vertenza Sardegna 1, ha detto che l’emittente “deve essere salvata. Una voce così importante dell’informazione sarda non può essere spenta per sempre. Le istituzioni devono fare tutto il possibile per garantire il pluralismo”.
Il governatore Cappellacci ha illustrato ai commissari le iniziative che l’esecutivo intende porre per tentare di arginare la grave crisi che investe l’intero settore.

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