Carlo Verna fissa l’obiettivo: occorre, subito, una riforma della legislazione sull’Ordine e sulla professione stessa dei giornalisti. Il presidente nazionale del Cnog non ha alcun dubbio a riguardo. Le leggi che regolano il mestiere giornalistico risalgono a più di mezzo secolo fa, precisamente a 58 anni fa: quel mondo era completamente diverso dall’attuale. Nel bel mezzo del ‘900 lo stesso ruolo del giornalista era diverso, figuriamoci gli “attrezzi” del mestiere: dunque, è necessaria – per Verna – una profonda revisione e rivisitazione di quella legge. Per fare in modo di offrire ai professionisti e all’intero settore dell’editoria una nuova e decisiva veste utile a superare lo stallo che rischia di travolgere un ramo dell’economia italiana.
Verna ha fissato questi punti durante l’incontro “Stampa, Etica e democrazia” che si è tenuto ieri alla sala Caduti di Nassirya in Senato. All’appuntamento organizzato dall’Uspi, era presente anche il sottosegretario all’editoria Giuseppe Moles che ha ribadito il suo impegno su tre punti cardine dell’agenda attuale: salvataggio Inpgi, tavolo sul precariato e recepimento della direttiva Ue sul copyright.
Una riforma per difendere la Costituzione
Il presidente del Cnog Verna dal suo punto di vista, ha ribadito la necessità di una riforma che arrivi il prima possibile: “Credo che occorra una nuova legislazione sull’Ordine dei Giornalisti, altrimenti non andiamo da nessuna parte. La legislazione è del 1963, 58 anni fa e c’e’ in corso con il web un cambiamento epocale. Vanno affermati dei principi che in qualche modo la Carta Costituzionale contiene, mettendo insieme gli articoli 3 e 21″.
Ecco, il tema della Costituzione. Che non è per nulla secondario, tutt’altro. Verna ha aggiunto “Quale uguaglianza ci può essere se non si è edotti su tutto ciò che accade nella nostra società?. Il nostro ruolo dev’essere di soggetti portatori di un bene pubblico, ma anche medici contro le fake news. Disinformazione, falsa informazione e propaganda sono fenomeni da abbattere”.
“Redazione desertificate, l’Inpgi affonda”
E’ cambiato radicalmente, in poco meno di sessant’anni, il compito e il ruolo dei giornali. Ieri luoghi brulicanti di persone e confronto, oggi redazioni sempre più esangui. Verna ha spiegato: “Nel 1963 si pensava che i giornali fossero le navi scuola, ma oggi le redazioni sono desertificate”. Dunque ha rivolto un appello al sottosegretario all’Editoria, Giuseppe Moles, aggiunge: “Noi ci aspettiamo molto da lei, non solo come persona ma perche’ rappresenta un governo istituzionale. Siamo in un contesto nel quale ci sono le condizioni per fare degli accordi sulle regole. Dobbiamo muoverci da questa palude in cui ci troviamo in un contesto di polverizzazione dell’offerta editoriale”.
Infine ha concluso: “Bisognerebbe cominciare dall’equo compenso, serve subito un tavolo per le regole dell’informazione, non si può più attendere, anche perché l’Inpgi sta affondando”.