VENDITA TIMEDIA,DOMANI CDA. BERSANI: «FERMI TUTTI». DELLA VALLE PRONTO ALL’AFFONDO. CLESSIDRA SMENTISCE LEGAMI COL CAV

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È previsto per domani pomeriggio alle 18 il cda di Telecom Italia. E in seguito ci sarà quello di Timedia. Si discuterà della vendita della controllata (al 77,7%) della società di telecomunicazioni, che a sua volta possiede La7, il 51% di Mtv e 3 multiplex nazionali. È ancora scontro tra Franco Bernabé e soci. Intanto Diego Della Valle ufficializza il suo interesse. Ma chiede tempo per formulare l’offerta. Pierluigi Bersani ammonisce: «Fermi tutti perché tanta fretta di vendere». Intanto Claudio Sposito e Marco Bassetti smentiscono ogni tipo di legame con Mediaset.
La vendita di Timedia è attesa ad una varco importante. Tuttavia anche domani il consiglio potrebbe finire, per vari motivi, con una fumata nera. I motivi sono molteplici. Le offerte (almeno quelle pervenuta fino ad ora di Urbano Cairo e del fondo Clessidra) non soddisfano Franco Bernabé, presidente esecutivo di Telecom. Anche se alcuni soci della società di telecomunicazioni (soprattutto quelli che rappresentano Mediobanca, Intesa e Generali) premono per una vendita subitanea. Per loro Timedia, e soprattutto la parte televisiva (La7 e Mtv), è in perdita; quindi va venduta. Mentre Bernabé non vuole svendere.
Poi bisogna considerare anche l’interessamento di Diego Della Valle. L’imprenditore marchigiano ha ufficializzato la voglia di rilevare La7 (ma non Mtv, né tantomeno i 3 mux). E il presidente della Fiorentina ha già avuto accesso alla “data room”. Ma ha precisato che ha bisogno di qualche settimana per qualificare l’offerta. «Voglio riunire un gruppo di persone che vogliano bene al nostro Paese e che abbiano voglia di sostenere uno strumento di informazione importante. Sarà garantita la totale autonomia. E si coinvolgeranno nell’azionariato professionisti che lavorano attualmente a La7 e altri ancora che avranno voglia di partecipare a questo progetto. Per quanto mi riguarda l’iniziativa deve essere considerata anche come un impegno civile per una informazione libera e seria», ha dichiarato Della Valle. E, di fronte a questa offerta ancora inognita il cda potrebbe anche decidere di rimandare la decisione. Si arriverebbe così a dopo le elezioni.
Ma ci sono anche altre problematiche da risolvere.
C’è la questione del presunto conflitto d’interessi che investe il fondo Clessidra. La quale ha offerto per l’intero pacchetto di Timedia circa 330 milioni. In effetti l’advisor (ovvero l’azienda che ne cura gli interessi) della società gestita da Claudio Sposito e Marco Bassetti è Intesa Sanpaolo. E alcuni consiglieri di Telecom rappresentano proprio la banca con sede principale a Torino.
Poi c’è anche chi intravede una connessione tra Clessidra e Mediaset. Ma tale insinuazione non è supportata da legami reali tra le due società. L’unico intersezione è il passato professionale di Sposito e Bassetti. I quali hanno lavorato entrambi nell’orbita Fininvest. Ad ogni modo sono arrivate repentine le smentite per qualsiasi intreccio occulto. «Siamo indipendenti. Io ho lascito Fininvest oltre 10 anni fa. Non abbiamo nessun rapporto con la famiglia Berlusconi. Tra i nostri 80 investitori non c’è nessun legato né a Fininvest né al Cavaliere», ha precisato Sposito. «Non è possibile che tutto debba avere un retroscena. È ridicolo. E poi la politica e le elezioni non c’entrano nulla», ha rincarato Bassetti.
Infine non è mancato l’intervento della politica a frenare l’operazione. A riguardo si è fatto sentire il centrosinistra. «Non capisco tutta questa fretta», ha dichiarato Bersani. Magari il leader del Pd dimentica che Timedia è in vendita dal maggio del 2012 e che Telecom avrebbe voluto concludere l’affare entro dicembre. Tuttavia non bisogna dimenticare che siamo in prossimità delle elezioni politiche. E vendere un asset televisivo così importante pochi giorni prima del voto non è una cosa da poco. Soprattutto per quanto riguarda l’informazione e l’approfondimento giornalistico, i punti forti di La7. Si è espresso anche Paolo Gentiloni, rappresentante del Pd ed ex ministro della Comunicazioni nel governo Prodi. «La7 ha un ruolo fondamentale per la salvaguardia del pluralismo. È stato l’unica tv che si è opposta al duopolio Rai-Mediaset», ha affermato Gentiloni secondo cui la vendita va ponderata per bene perché non si tratta di una «fabbrica di dentifricio».
Dunque le incognite e le forse in campo che interverranno sulla risuscita dell’affare sono ancora tante.
Ad ogni modo il cfo (il direttore finanziario) di Telecom, Piergiorgio Peluso cercherà di strappare a Cairo e Clessidra una offerta più vantaggiosa per la società di tlc.
Intanto Cairo, che è interessato solo alle tv (La7 e il 51% di Mtv), e che le vorrebbe praticamente gratis, avrebbe già abbassato la “dote” per il rilevamento di La7 a 80 milioni (in precedenza erano 100). Mentre l’altro offerente, Clessidra, non vuole accollarsi l’intero debito del gruppo in vendita che ammonta a 260 milioni. Il fondo ne pagherebbe solo 70 in tre anni e a condizione che l’Agcom cambi il numero 7 del telecomando a La7. Inoltre Sposito, il fondatore del fondo, ha approfittato per parlare delle sue intenzioni editoriali per il settimo canale, qualora fosse Clessidra ad aggiudicarsi Timedia. «La7 ha il punto forte nell’informazione di qualità. E va protetta. I “big” come Enrico Mentana, Gad Lerner, Michele Santoro sono inamovibili. Anche se i costi sono alti non taglieremo sull’informazione. Anzi, abbiamo intenzione di investire dagli 80 ai 120 milioni su La7. Anche per coprire eventuali perdite future», ha promesso Sposito.
Vedremo.

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