La Proto Organization lancia la sfida per La7: pronto un fondo di investimento di 150 milioni per l’acquisto dell’emittente televisiva. L’offerta è arrivata via e-mail a Franco Bernabé, presidente di Telecom Italia, società che controlla TIMedia. Ma i dettagli restano riservati. Lapidario Alessandro Proto , ceo di Proto: «Vogliamo La7 ad ogni costo».
Facciamo un passo indietro.
TIMedia, società che controlla La7 e Mtv, è in vendita da mesi. I buoni risultati delle due emittenti televisive, infatti, non fanno decollare la pubblicità. I costi sono elevati. E il debito è arrivato a 200 milioni.
Le operazioni di vendita sono già iniziate. Il 27 settembre è scaduto il termine per le offerte non vincolanti. Nonostante i tanti nomi in lizza, sono solo tre i soggetti che si sono fatti avanti. In “pole” resta il fondo Clessidra che ha offerto 380 milioni di euro per tv e frequenze; poi c’è 3 Italia arrivata a 360 milioni; infine Discovery Channel che pagherebbe 100 milioni solo per le tv. Bisogna precisare che tutte le offerte sono al netto del debito. Inoltre pare che i “pretendenti” vogliano ritrattare il contratto con la Cairo Communication, concessionaria per la pubblicità che è legata a TIMedia fino al 2019. Cairo, dal canto suo, ha garantito ottimi risultati e ha assicurato dei minimi alti, ma, da contratto, trattiene una buona fetta variabile della pubblicità. E per degli investitori con ambizioni di crescita tale accordo potrebbe rappresentare una “palla al piede”. Tuttavia non è escluso che sarà lo stesso Cairo a far sua TIMedia, magari con un accordo con 3 Italia. Per la serie: a Cairo le tv e a 3 le frequenze. Tale ipotesi eliminerebbe una serie di contenziosi legali relativi alla modifica di un contratto già fatto e sottoscritto.
Intanto la data room per le offerte non vincolanti si è appena aperta. Da lunedì 8 ottobre il fondo Clessidra, 3 Italia e Discovery Channel potranno visionare alcuni documenti riservati del gruppo in vendita.
Ma siamo solo all’inizio. Come detto in precedenza, si tratta solo di offerte non vincolanti. E che di conseguenza non possono escludere operazioni cosiddette di pretattica. Non è nemmeno escluso l’ingresso di nuovi “concorrenti”. Il termine ultimo per le offerte che contano è fissato al 19 novembre. Quindi c’è ancora tempo per altri assalti. E, come volevasi dimostrare, ecco l’ultimissima l’offerta Proto Organization. «Vogliamo La7. Faremo di tutto per prenderla. Considerando i professionisti che ci lavorano oggi e gli altri che potrebbero arrivare, e le capacità di Cairo di raccogliere pubblicità, ci sono tutti i presupposti per fare bene. Non abbiamo alcuna difficoltà a fornire tutte le informazioni necessarie e richieste dai suoi advisor [Mediobanca e Citigroup, ndr] in questa operazione, fatto salvo che deve essere necessariamente firmato un accordo di non divulgazione prima di inviare qualsiasi dato», ha dichiarato Alessandro Proto, patron della omonima società.
In altre parole Proto non avrebbe alcuna remora a mostrare il suo progetto a Bernabé (il quale ha affermato che venderà solo se avrà al garanzia di progetti che assicurino qualità e pluralismo). Tuttavia il manager del fondo pretende il rispetto della privacy sui particolari della trattativa.
Ma cos’è la Proto Organization? Si tratta di un fondo di investimento internazionale con sede a Londra. Esso offre servizi a privati e aziende. Ecco come si presentano sul loro sito: «Operiamo da una delle più importanti piazze finanziarie mondiali, collegati con una rete di partners in tutto il mondo, per offrire servizi economici internazionali in un’ottica di consulenza globale».
Anche se la trattativa è e sarà riservata, si può supporre che Proto sia interessato solo alle tv. In effetti 150 milioni sarebbero pochi per poter ambire anche alle frequenze. Tuttavia Proto ha un progetto ambizioso: far concorrere La7, entro soli 3 anni, con Rai e Mediaset. Sul piano dei contenuti la rete ammiraglia di TIMedia sembra già a buon punto. L’emittente ha un buon palinsesto con personalità di indubbio valore. Ma è sulla raccolta pubblicitaria che La7 paga pegno contando solo il 2,9% della pubblicità totale rispetto al 61,4% fatto registrare da Mediaset e al 22,6% della Rai. Come a dire: chi compra sa già dove investire. Perché lo spazio per crescere non manca.
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