Vendita Timeida: il Cda di Telecom Italia, che controlla il 77,7% della società, ha rimandato tutto al 7 febbraio. Entro quella data, infatti, dovrebbe arrivare una soluzione decisiva. Almeno questo si spera. I due pretendenti, allo stato, restano Urbano Cairo (presidente della Cairo Communications, la concessionaria della pubblicità di Timedia) e i fondi Clessidra-Equinox. Ancora possibile un’opa (offerta pubblica di acquisto). Ma, in mancanza di accordi la cessione potrebbe anche non avvenire.
Anche il cda di ieri si è concluso con un sostanziale nulla di fatto. I due pretendenti all’acquisto di Timedia hanno puntualizzato le rispettive offerte. Ma Telecom Italia è apparsa ancora insoddisfatta.
A Cairo interessano solo le reti: La7 ed Mtv Italia (di cui Timedia possiede il 51%). E per le tv il presidente della concessionaria di pubblicità sarebbe sempre disposto a sborsare 100 milioni. Inoltre tutti i dipendenti sarebbero confermati ai loro posti. A patto, però, che Telecom si accolli i debiti contratti dall’azienda.
Rimane sostanzialmente invariata anche l’offerta dei fondi Clessidra-Equinox: 330 milioni per il pacchetto completo di Timedia. Ovvero per le tv e i tre multiplex nazionali. Ma la capogruppo dovrebbe accollarsi circa 150 dipendenti. Infatti secondo i fondi Clessidra-Equinox la controllata di Telecom necessita di una forte ristrutturazione aziendale. Visto che nelle attuali condizioni non può “sopravvivere” da sola, ovvero senza il sostegno di un gigante delle telecomunicazioni quale Telecom Italia.
Resta ancora valida, vista l’incertezza della trattativa, la possibilità di un’opa (offerta pubblica di acquisto). Ma per tale opzione è necessario il parere della Consob. L’opa riguarderebbe la parte di Timedia che “sfugge” al controllo di Telecom (che consiste nel 77,7% delle azioni). L’ipotesi opa è legata all’applicazione dell’articolo 106 del Testo unico della finanza. Il quale prevede anche deroghe per particolari situazioni: salvataggio di società in crisi, trasferimento di titoli tra soggetti legati da rilevanti rapporti di partecipazione, cause indipendenti dalla volontà dell’acquirente, operazioni di carattere temporaneo, fusione o di scissione, acquisti a titolo gratuito.
Non è da sottovalutare, infine, l’ipotesi di una “non vendita” della società. Franco Bernabé ha sempre dichiarato che non avrebbe svenduto Timedia. Quindi è possibile che se le offerte non verranno ritoccate la cessione sarà destinata a rimanere al palo.
Non ci resta che attendere, a questo punto, il prossimo mese febbraio per l’ennesima convocazione dell’ennesimo Cda, ritenuto da tutti quello “definitivo”.
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