La concessionaria di Cairo trattiene una fetta consistente della “pubblicità variabile”. E lo farà fino al 2019. È un freno a mano per la crescita e un deterrente per i compratori?
Urbano Cairo è il fondatore e il presidente della Cairo Communication. Questa è la concessionaria per la pubblicità di TIMedia. E lo sarà almeno fino al 2019, a meno che non sia lo stesso Cairo a rinunciare in anticipo. Ma Cairo, ex assistente di Berlusconi e manager di Publitalia e della Mondadori, è anche in corsa per l’acquisto di TIMedia. Anche se pare sia mancata una sua proposta entro il 24 settembre. Ma ciò non esclude intenzioni serie.
In ogni caso, il futuro proprietario delle tv di TIMedia (il discorso non vale per chi eventualmente investirà solo sulle frequenze) dovrà gestire un contratto “oneroso” proprio con la Cairo Communication. La società garantisce minimi alti, ma trattiene per sé una parte consistente della fetta variabile.
Spieghiamoci meglio con alcuni dati tratti da La Repubblica Affari e Finanza di pochi giorni fa: «Se la raccolta pubblicitaria sale la parte che va a La7 crescerà in proporzione minore [una grossa quota del surplus variabile la mantiene Cairo, ndr]. È infatti già i dati del primo semestre 2012 dicono che se lo share medio di La7 è salito al 3,5%, con La7D si arriva al 3,9%, la quota sul mercato pubblicitario resta ferma al 2,9%. E anche la raccolta lorda, cresciuta del 13,6%, arriva ad un netto del 10%».
Dunque possibili e auspicabili, soprattutto per i compratori, aumenti di spot, potrebbero non garantire i guadagni necessari per un business in attivo. Altro problema su cui riflettere.
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