VENDITA TIMEDIA: “DATA ROOM” CON CLESSIDRA, DISCOVERY E 3 ITALIA. POTREBBE SUBENTRARE CAIRO. MA QUALCUNO ACQUISTERÀ LA7?

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Il 10 ottobre parte la “data room” con il fondo Clessidra, Discovery Channel e 3 Italia. Ma contratto con Cario va rivisto. Sarà guerra legale tra TIMedia e la concessionaria o sarà proprio Cairo ad acquistare la controllata Telecom?
Le offerte non vincolanti sono arrivate dal fondo Clessidra, da 3 Italia e da Discovery Channel. La prima avrebbe offerto 380 milioni per tv e frequenze; la seconda sarebbe arrivata a 360; la terza punta solo alle tv, La7 ed Mtv, e le pagherebbe 100 milioni.
La “data room”, che partirà mercoledì prossimo, durerà 5 settimane. In tale periodo i pretendenti avranno accesso alle carte riservate della società.
Per i compratori ci sono tanti parametri da valutare. Il debito, arrivato a 200 milioni di euro, non può non preoccupare. Le spese del palinsesto sono ingenti: quest’anno sono aumentate di 21 milioni. Il gradimento del pubblico c’è. Tuttavia lo share medio rimane inferiore al 4%. Il che significa che le entrate pubblicitarie non possono decollare. Sempre in ambito pubblicità, la linfa vitale di ogni tv, c’è il contratto con la Cairo Communication, la concessionaria per la pubblicità di TIMedia. L’accordo, blindato fino al 2019, bloccherebbe le potenzialità di TIMedia di guadagnare fette di mercato. La Cairo garantisce minimi alti, ma trattiene a sé una buona parte della fetta variabile.
Il rapporto tra la società di Urbano Cairo e TIMedia è “consolidato”. Nel 2008 la Cairo Communication garantiva un minimo di 120 milioni di pubblicità. E, allora, lo share era inferiore al 3%. Nel 2009, con uno share del 3%, arrivarono 121 milioni dagli spot. Nel 2010 La7 cresce: arriva Mentana che con il suo tg arriva a sfiorare il 10% in prima serata. E gli introiti pubblicitari non possono che migliorare. Infatti l’ad di TIMedia, Giovanni Stella rinegozia il contratto. Vengono presi accordi fino al 2019. Le basi di partenza sono i risultati fino ad allora conseguiti: 3% di share e 120 milioni di spot. Si decide, inoltre, che questi 2 parametri dovranno essere proporzionali l’uno l’altro. L’accordo è questo: se lo share arriva al 3,9%, e quindi aumenta del 30%, anche la raccolta deve crescere della stessa percentuale; in tal caso deve arrivare a 156 milioni, il 30% in più di 120. Inoltre se Cairo non dovesse raggiungere l’obiettivo, o paga di tasca sua, oppure TIMedia può rescindere il contratto. Ma se, invece, la concessionaria dovesse raccogliere più pubblicità, la percentuale trattenuta aumenta. Dunque possibili e auspicabili (soprattutto per i compratori) aumenti di introiti pubblicitari, senza un proporzionale aumento di share, potrebbero “sfumare” nelle tasche di Cairo.
C’è da precisare che nel 2011 e nel primo semestre del 2012 l’accordo con Cairo è stato vantaggioso. Stando ai dati di La Repubblica la raccolta del 2011 è stata di 168 milioni, con uno share del 3,8%. Mentre nella prima parte del 2012 la raccolta è salita del 10%, con uno share non brillantissimo; sul 3,5 – 3,6%.
Tuttavia tutti i possibili compratori hanno posto come pre-condizione la revisione del contratto con Cairo.
In effetti questo tipo di contratto potrebbe rappresentare un’arma a doppio taglio, soprattutto se “si pensa in grande”: da un lato sono garantiti dei minimi, ma le prospettive di crescita sono limitate, a meno che non cresca notevolmente lo share.
TIMedia ha già ingaggiato l’avvocato Lombardi per mettere in discussione l’accordo (anche se i presupposti non sembrano esserci). Cairo si difenderà con lo studio Erede Bonelli Pappalardo.Il problema scomparirebbe se il prossimo proprietario di TIMedia fosse proprio Urbano Cairo, principale azionista della omonima concessionaria. È non si tratta di una ipotesi peregrina. Cairo potrebbe subentrare nelle seconda fase, quella decisiva, e gestire tutto, reti frequenze e pubblciità, in famiglia.
Di certo chiunque sia l’acquirente, sarà difficile fare guadagnare nei primi anni. A parte il debito pregresso di 200 milioni, i costi per palinsesto di La7 sono ingenti. E quest’anno le spese sono aumentate di 21 milioni (8 milioni solo per il Servizio Pubblico di Santoro). E con gli introiti pubblicitari attuali il debito rischia solo di aumentare. In effetti la quota di TIMedia sul mercato nazionale è appena del 2,9%: è un dato in crescita, ma ancora molto basso rispetto al duopolio Rai-Mediaset. I dati del primo semestre del 2012 parlano chiaro. Secondo i dati de Il Sole 24 Ore, «la perdita netta di TIMedia è stata pari al 29,4% del fatturato ( -14,4% nel 2011). In particolare La7 ha registrato un margine operativo netto pari al 70% dei suoi ricavi».
Alla fine, qualcuno comprerà realmente TIMedia? E poi, conviene acquistarla?

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