VENDITA TIMEDIA: ARRIVATE 3 OFFERTE, MA LA “CORSA” È LUNGA E IL VERO AFFARE SONO LE FREQUENZE

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Avanti il fondo Clessidra, Discovery Channel e 3 Italia. Gli altri aspettano. È strategia?
La prima tappa è terminata. Le offerte non vincolanti arrivate alle advisor Mediobanca e Citigruop sono solo 3. Ricordiamo che l’interessamento iniziale era di almeno una quindicina di soggetti. Si sono fatti avanti il fondo Clessidra, guidato da Claudio Sposito e Marco Bassetti, 2 vecchie conoscenze di Berlusconi (Sposito in passato è stato ad della Fininvest; Bassetti ha guidato la Endemol, la società di format, di cui Mediaset ha posseduto per anni una buona fetta di azioni); poi c’è Discovery Channel e 3 Italia.
Ma le offerte sono alquanto diversificate. Il fondo Clessidra sembra interessato all’intero pacchetto: tv più i 3 multiplex. Sono spuntate anche cifre ufficiose. Si parla di 450 milioni di euro: 300 liquidi e 150 per ripianare il debito. Si tratta di una indiscrezione, ma non è lontana dalle previsioni. Infatti il valore in Borsa di TIMedia si aggira sui 270-280 milioni (circa 80 per le tv e il resto per le frequenze). E poi c’è il debito consolidato è di 200 milioni. In ogni caso Clessidra non esclude l’ingresso di altri partner, in modo da ripartire costi e rischi. È anche possibile che vengano coinvolti i personaggi chiave di TIMedia con quote minoritarie. In tal caso anche Enrico Mentana potrebbe possedere qualche azione della società per cui lavora. E il direttore del tg de La7 non ha escluso l’ipotesi. Inoltre impegno di Clessidra sarebbe di medio termine, per arrivare alla valorizzazione dell’asset nel giro di 3-4 anni, per poi vendere e creare una plusvalenza.
Il fondo è interessato all’intero pacchetto perché, oltre ad essere un nuovo entrante, non possiede i mezzi e le infrastrutture per produrre i contenuti e operare con la rete. Dunque deve per forza partire da una basa già esistente. Tutt’altro discorso va fatto con Discovery Channel, altro pretendente. Il colosso americano, assistito dai consulenti di Morgan Stanley, opera in 240 paesi con 140 canali tematici. In Italia possiede già Real Time e DMax. Dunque ha i contenuti già belli e fatti. Quindi basterebbe comprare le frequenze. Di conseguenza il costoso palinsesto di La7 potrebbe saltare. E per questo rischio che il cdr di La7, la Fnsi e gli altri sindacati sono preoccupati.
Lo stesso discorso vale per 3 Italia. Stiamo parlando di una società di telefonia coreana, controllata dalla multinazionale cinese delle telecomunicazioni, Hutchinson Whampoa, e guidata in Italia dall’ad Vincenzo Novari. 3 Italia, non solo sarebbe interessata solo alla frequenze, ma non avrebbe intenzione di fare televisione. Bensì “trasformerebbe”, e la legge lo consente, le frequenze televisive in quelle telefoniche. Infatti 3 già voleva già ampliare il proprio portafoglio di frequenze, ma l’asta per i 4G non è andata bene. Ora con solo 200 milioni di euro potrebbe aggiudicarsi 3 mux, a prezzo record.
Ma al primo appello per le offerte non vincolante, mancano parecchie società. A parte i ritiri già annunciati di Mediaset e Sky, sono scomparsi, per il momento gli interessi di Cairo, di Ben Ammar, dei tedeschi della Bertelsmann e degli spagnoli di Abertis. I primi 2, come si è detto in passato, sarebbero interessati anche e soprattutto alle tv. La Bertelsmann e Abertis vorrebbero solo le frequenze.
Giovedì 27 ci sarà il cda di Telecom Italia, controllante di TIMedia. In tale data, probabilmente, i consiglieri si schiariranno le idee e si faranno una idea plausibile di quali società sono realmente interessate. Anche se il rischio di incappare in strategie occulte c’è sempre. In ogni caso tutto può ancora succedere. La data ultima per le offerte non vincolanti non preclude l’ingresso di altro soggetti direttamente per la fase vincolante e decisiva.

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