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VENDITA LA7, SU CAIRO L’OMBRA DEL CONFLITTO DI INTERESSE. MA CON CLESSIDRA SAREBBE STATO PEGGIO?

Il cda di Telecom Italia ha deciso di concedere ad Urbano Cairo l’esclusiva per la cessione di La7. E a riguardo non sono mancate polemiche. E se fosse stato il fondo Clessidra ad aggiudicarsi la settima rete?
Il centrosinistra ha intravisto l’ombra di un possibile conflitto di interessi e di posizioni dominanti. E ha richiamato le autorità competenti a vigilare sull’operazione (che ricordiamo non è stata ancora conclusa). Ecco l’avvertimento di Pierluigi Bersani, segretario del Pd: «Il duopolio ha già fatto tanti danni. Bisogna eliminare il conflitto di interesse e le posizioni dominanti. Sia dirette che indirette». Il leader dei democratici si guarda bene a non accusare esplicitamente Cairo. Ma l’intenzione sembra chiara. «Non so se Cairo è vicino a Mediaset. Ma l’Agcom, l’Antitrust e il ministero delle Comunicazioni devono controllare. Non possiamo ammettere accordi sottobanco o patti segreti», ha aggiunto Bersani.
Ma perché tanto timore di possibili “oscure intese”? Probabilmente è il passato professionale di Cairo. Egli, originario di Masio, in provincia di Alessandria, è stato l’assistente di Silvio Berlusconi presso il gruppo Fininvest, a cui, ricordiamo fa capo Mediaset, l’emittente commerciale rivale a La7. Inoltre Cairo ha svolto il ruolo di direttore commerciale e vice direttore generale presso Publitalia ’80, la concessionaria per la pubblicità delle reti del Biscione. Poi è stato ad presso la Mondadori.
Ma è bene precisare che i legami professionali con le aziende della famiglia Berlusconi si sono interrotti nel 1995, nel 18 anni fa. Ed è stato lo stesso Cairo a precisarlo più volte negli ultimi giorni. L’intento dell’imprenditore piemontese era proprio quello di scrollarsi la “fama” di amico del Cavaliere. «Sono stato licenziato da Berlusconi. E da allora sono un suo concorrente in ambito editoriale e pubblicitario», ha affermato Cairo. Il quale, in effetti, ha fondato la Cairo Communcation, una società quotata in Borsa, che essendo la concessionaria per la pubblicità per La7, è una rivale di Publitalia ’80 (che raccoglie spot per Mediaset). Poi Cairo è anche un editore di numerosi periodici; quindi concorrente della Mondadori. Inoltre è anche il presidente del Torino; quindi anche antagonista del Milan.
Ma ora facciamo un ipotesi. Se La7 fosse stata concessa al fondo Clessidra, altro concorrente per l’acquisizione del settimo canale (ricordiamo che Clessidra avrebbe voluto rilevare l’intero pacchetto Timedia, quindi anche il 51% di Mtv e i 3 multiplex nazionali) le voci sul conflitto di interesse sarebbero sparite? Forse no. Ma spieghiamoci meglio.
Clessidra è una società di affari gestita da Claudio Sposito (ex manager di Fininvest e di Morgan Stanley) e Marco Bassetti (ex dirigente di Endemol e Mediaset).
Ma anche questi due manager hanno avuto intersezioni professionali con le aziende del Cavaliere. Sposito è stato l’amministratore delegato del gruppo Fininvest. E Bassetti è stato un manager di Mediaset, nonché direttore generale e poi presidente di Endemol (società collegata a Mediaset che produce programmi tv sia per il Biscione che per la Rai).
Anche da Sposito e Bassetti sono arrivate repentine le smentite per qualsiasi intreccio occulto. «Siamo indipendenti. Io ho lascito Fininvest oltre 10 anni fa. Non abbiamo nessun rapporto con la famiglia Berlusconi. Tra i nostri 80 investitori non c’è nessun legato né a Fininvest né al Cavaliere», ha precisato Sposito. «Non è possibile che tutto debba avere un retroscena. È ridicolo. E poi la politica e le elezioni non c’entrano nulla», ha rincarato Bassetti.
Ma c’è dell’altro. Lasciamo la gestione interna del fondo Clessidra. E addentriamoci negli advisor (le società che curano gli interessi) dell’affare Clessidra – Telecom.
Due dei quattro consiglieri del cda di Telecom (composto da quindici membri) che premevano per la cessione di Timedia a Clessidra, hanno del legami con gli advisor della stessa Clessidra che sono Intesa Sanpaolo e Marril Lynch. Parliamo di Gaetano Micciché, Elio Catania. Il primo è il dg della banca torinese. Il secondo è anch’egli presente nella struttura gestionale di Intesa.
Poi ci sono Renato Pagliaro e Tarak Ben Ammar (“storico” amico e socio di Berlusconi). Anche loro si sono opposti alla decisione di vendere a Cairo. Inoltre sono entrambi rappresentanti dell’advisor di Telecom, Mediobanca, che a sua volta è partecipata da Fininvest (che controlla Mediaset) tramite Mediolanum.
Dunque anche se La7 fosse stata ceduta a Clessidra, probabilmente ci sarebbero state le stesse polemiche. Forse anche peggiori.

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