L’estate è stata caldissima ma lo scontro tra Usigrai e centrodestra rischia di protrarsi per (ancora) tanti e tanti mesi. L’ultima stoccata è arrivata proprio dal sindacato dei giornalisti di Viale Mazzini. Che attacca la compagine di governo. E lo fa evocando il pericolo di una “normalizzazione” in Rai da parte del centrodestra, a cui non piacerebbe punto l’iniziativa Usigrai e l’attivismo dei sindacalisti.
In una nota durissima, l’esecutivo Usigrai accusa: “A destra hanno bisogno urgente di un loro sindacato dei giornalisti. Quelli autonomi e indipendenti non vanno bene. Ce ne vuole uno al servizio della maggioranza che vuole finire di occupare la Rai, senza il fastidio di chi oggi, come ieri, chiede una riforma che liberi dall’influenza dei partiti il servizio pubblico. Chi attacca l’Usigrai vuole un sindacato al guinzaglio di chi immagina una Rai asservita ai governi di turno e ai partiti che con una mano occupano e con l’altra stritolano l’azienda sulle risorse evocando a giorni alterni l’esigenza di privatizzarla”.
Ma non basta, perché dal sindacato piove un tornado d’accuse che si riflette anche sul mondo dei giornalisti e della carta stampata: “Alla causa si prestano, con pari impegno, colleghi che dalle pagine di alcuni quotidiani – sempre gli stessi- attaccano l’Usigrai con il solo scopo dichiarato di promuovere la ricerca di qualcuno che si candidi a guidare un sindacato alternativo a quello che da quaranta anni rappresenta tutti i giornalisti della Rai”. Ma l’esecutivo del sindacato gonfia il petto d’orgoglio: “Il sindacato che è riuscito a garantire percorsi trasparenti per l’accesso in Rai attraverso selezioni pubbliche che anche oggi continuiamo a chiedere; il giusto contratto per colleghe e colleghi con alle spalle decenni di precariato, le qualifiche e i livelli retributivi previsti dai contratti nazionale e aziendale; il rispetto dei diritti sindacali di lavoratrici e lavoratori”.
Poi l’Usigrai passa a fare nomi e cognomi: “L’assalto inizia con il vile tentativo di colpire Vittorio Di Trapani, attuale presidente della Fnsi ed ex segretario Usigrai, senza avere alcuna argomentazione valida. Usando la storia degli ammanchi sul conto del sindacato, che ricordiamo noi abbiamo denunciato e per cui noi siamo parte lesa. In un quadro complessivo di categoria che fa i conti con una crisi gravissima del settore, si fa fatica a capire a cosa serva un sindacato alternativo se non ad abbattere quei diritti che ancora resistono a garanzia della dignità del lavoro dei giornalisti del servizio pubblico”.
Quindi dall’Usigrai arriva la provocazione: “I giornalisti della Rai non hanno bisogno di un sindacato di destra; hanno solo bisogno di un sindacato che sia in grado rappresentarli nel confronto con l’azienda e lo hanno già; è unitario, accoglie tutte e tutti e si chiama Unione Sindacale dei giornalisti Rai, riconosciuto da tutte le associazioni regionali di stampa che ne hanno ratificato lo statuto e dalla FNSI che le affida il ruolo di sindacato rappresentativo dei giornalisti della Rai”. E infine: “Il congresso Usigrai è aperto a tutti, non ci sono connotazioni politiche. La maggioranza va a chi viene votato non a chi ha tessere di partito. Capiamo che un sindacato unitario è più forte nelle trattative contrattuali e spaventa chi vuole ridurre i giornalisti a giullari di corte. Ma non ci faremo intimidire, nemmeno da taluni giornalisti che si prestano a congiure di palazzo”.