Il tribunale di Napoli ha accolto la richiesta di costituzione in parte civile avanzata dall’Usigrai nel processo sulle minacce di morte alla giornalista Claudia Marra. La cronista, che si è costituita a sua volta nel procedimento, era stata minacciata sui social e ha scelto di denunciare l’accaduto per ottenere giustizia. La decisione fa esultare il sindacato dei giornalisti Rai che fanno appello ai colleghi perché denuncino sempre intimidazioni, minacce e offese. Anche perché la giurisprudenza sta iniziando a tenere in considerazione elementi nuovi e importanti che allineano le sentenze italiane a quelle europee.
L’Usigrai ha espresso la sua soddisfazione per la decisione del tribunale sul caso della giornalista napoletana in un documento. In cui l’esecutivo della sigla sindacale Rai ha scritto: “Minacciare una giornalista della Rai significa minacciare tutta la comunità dei giornalisti e del servizio pubblico radiotelevisivo. Lo stabilisce il Tribunale di Napoli che ha accolto la costituzione di parte civile dell’Usigrai nel procedimento a carico di due imputati, ritenuti responsabili delle gravi intimidazioni, offese e minacce di morte rivolte alla collega Claudia Marra. Insultata e minacciata di morte sui social a seguito di un servizio giornalistico, la cronista ha denunciato e si è costituita anche personalmente parte civile. Perché denunciare si deve. Denunciare conviene”.
Usigrai ha poi ricordato il caso siciliano, con i nuovi orientamenti giurisprudenziali sul tema scottante delle aggressioni ai cronisti. “Lo dimostra anche la sentenza pronunciata poche settimane fa dal Gup di Palermo nei confronti di chi ha aggredito e derubato l’inviato della Rai Vincenzo Frenda e l’operatore di ripresa Antonino Farina”. Il caso è questo. “Una condanna molto dura, nonostante gli sconti di pena previsti dal rito abbreviato: 2 anni e 8 mesi, e risarcimento danni a favore della Rai. Ma la vera novità della sentenza è il fatto che il giudice abbia punito il responsabile non solo per rapina, ma anche per interruzione di Pubblico Servizio. Un precedente di grande importanza perché conferma che aggredire un giornalista, e in particolare un giornalista della Rai, è un reato contro la collettività perché interrompe l’attività giornalistica della Rai, e un ‘servizio pubblico essenziale’ ai fini dell’esercizio del diritto-dovere di informazione”.