Che cosa accadrebbe se un plotone ben organizzato di internauti venisse abilitato da un software alla creazione di false identità parallele in un rapporto di dieci ad uno, mobilitate per tutto il web? False identità in grado di inserirsi in delle chatroom o di commentare certi blog, magari scomodi, o di indirizzare le conversazioni degli utenti riguardo temi sensibili sui principali social media?
Sui suoi possibili impieghi i dubbi permangono eppure l’applicazione esiste ed ha un nome, “Online Persona Management Service”. Un prodotto che i militari statunitensi, nello specifico, il Comando Centrale degli Usa (CENTCOM), stanno mettendo a punto come servizio di gestione di identità online fasulle, meglio note agli utenti dei social media come sockpuppets (pupazzi). È un articolo del The Guardian a firma dei giornalisti Nick Fielding e Ian Cobain (a partire da un post di un noto e prestigioso blog americano The Daily Kos) a svelare alcuni dei retroscena di un progetto che potrebbe far gridare ad un complotto governativo contro la libertà di espressione su Internet, perché finalizzato, secondo i suoi detrattori, a diffondere la propaganda filoamericana attraverso la creazione ad hoc di profili fabbricati in serie.
Il capo del D. E. T (Digital Engagement Team) del CENTCOM, il Comandante Bill H. Speaks, ha però rassicurato: “La tecnologia supporta attività di blogging segrete (solo) in siti di lingua straniera (l’arabo, il farsi, l’urdu e il pashtu) per consentire al CENTCOM di contrastare gli estremisti violenti e la propaganda nemica fuori dagli Stati Uniti”. Verrebbero dunque esclusi i siti o i social media in lingua inglese, oltre che l’intervento sui principali social network quali Facebook e Twitter.
Ma come funzionerebbe questo sistema? Nella pratica, ciascun addetto al servizio di gestione dei falsi profili, dovrebbe lavorare di continuo ad una postazione, inserendosi in conversazioni monitorate online, inviando un numero non definito di messaggi coordinati, post nei blog e nelle chatroom. Le dieci identità costruite per ciascun utente (nel contratto di licenza si parla di 50 controllori) potranno contare su di una storia corredata di dettagli assolutamente coerenti. L’utente controllore potrà inoltre disporre di un server privato virtuale (VPN) localizzato negli USA e di altri indirizzi IP (rinnovati giornalmente) che inducano a credere che le diverse identità siano situate al di fuori dei confini statunitensi. Profili sparsi per tutto il mondo. Lo sviluppo del software fa parte di un progetto più ampio denominato OEV (Operation Earnest Voice) inizialmente approntato in Iraq come arma di guerra psicologica e considerato dai più alti ufficiali USA come uno strumento cruciale nell’ambito del programma di contrasto al terrorismo.
Nulla da dire sulla sua efficienza per la cyber sicurezza, ma è legittimo ipotizzare che se un software con simili caratteristiche dovesse finire nelle mani sbagliate (le campagne di disinformazione in Internet ad opera di multinazionali e delle lobby più influenti sono abbastanza frequenti negli USA) le ripercussioni ulteriori sulla trasparenza dei social media sarebbero tutt’altro che trascurabili.
Manuela Avino