“Anche noi vogliamo augurarci che quella di oggi non sia l’ultima giornata de l’Unita’ prima del definitivo silenzio. Anche noi vogliamo solidarizzare coi lavoratori che perdono il posto. Ci mancherebbe. Quando chiude un giornale e’ sempre un momento triste. Quando poi chiude un giornale che rappresenta una storia lo e’ ancora di piu’. Pero’…. Non riesco a non dire fino in fondo quel che penso. Non riesco a rimanere imprigionato dei dettami dell’ipocrisia. E allora parto da noi, dall’Avanti, una testata piu’ antica dell’Unita’. Un giornale che dal Natale del 1896 costituiva la voce del movimento dei lavoratori italiani. L’Avanti di Bissolati, di Nenni, di Pertini, di Lombardi. Venne chiuso nel 1993 per debiti nell’indifferenza generale, poi si lascio’ che quel nome, anche per colpa di qualche dirigente ex socialista, finisse nelle mani di un malfattore. E adesso che ha ripreso le sue pubblicazioni online non ha sponsor, finanziatori, sostenitori che non siano qualche migliaio di appassionati lettori”. Lo scrive Mauro Del Bue, direttore di Avantionline, in un editoriale. Del Bue prosegue: “Nessuno che abbia fatto appelli, richiami, che abbia mostrato o mostri tuttora disponibilita’ a condividere con forme di sostegno una testata cosi’ significativa. Non imprenditori legati alla sinistra, non il movimento cooperativo, non i sindacati. Contrariamente a l’Unita’ che dispone di ottanta giornalisti e tecnici pagati e che oggi rischiano il posto di lavoro, l’Avanti ha un direttore volontario a cui non si rimborsano neppure le telefonate, qualche giornalista a cui si pagano rimborsi ridicoli. Tutto qua. Anche l’Unita’ dovrebbe riprendere le sue pubblicazioni online. L’Unita’ come l’Avanti potrebbero tornare cosi’ a diventare fratelli. E magari a collaborare”.(AGI)