In merito all’operazione della Guardia di Finanza del 21 novembre scorso, nel corso della quale le “fiamme gialle” hanno sequestrato 13 siti che violavano il diritto d’autore, Unirass e Assorassegne replicano alla Fieg (Federazione italiana editori giornali) secondo la quale le norme “non sarebbero rispettate dalle società che fanno rassegne stampa da 35 ma anche da più di 100 anni, con un lavoro quotidiano ed esclusivamente notturno effettuato da circa 600 addetti. Niente di più falso”. “Unirass ed Assorassegne, associazioni degli operatori del settore – si legge in una nota – non vivono nell’illegalità, e da due anni si sono dichiarate disponibili a corrispondere agli editori un equo compenso per la riproduzione degli articoli, così come avviene ormai da decenni per i libri. Il comparto non è neanche marginalmente regolamentato dalla legge 633/41 che è stata violata dai siti chiusi dalla Guardia di Finanza, che tutela invece il diritto d’autore”.
Gli associati a Unirass e Assorassegne “vogliono corrispondere un equo compenso, ma a beneficio di tutti gli editori e non soltanto di alcuni, secondo regole certe e rispettose di tutti gli operatori del settore, non imposte unilateralmente da un unico operatore, la Fieg-Promopress, in forza della posizione dominante che detiene”. “Prova di quanto esposto – prosegue la nota – è il fatto che il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’editoria, Giovanni Legnini, ha convocato un tavolo con Fieg, Fns, Uspi, Assorassegne e Unirass per cercare di raggiungere un accordo sul tema”.
Per il presidente di Unirass, Massimo Scambelluri: “se gli associati a Unirass e Assorassegne vivessero nella illegalità, la Camera, il Senato, la Corte Costituzionale, il Consiglio Superiore della magistratura, la Corte dei Conti, tutte le forze di Polizia non potrebbero rivolgersi a queste società per farsi supportare per ‘confezionare’ la loro rassegna stampa”.
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