L’Agcom non fa passi indietro sull’unbundling. Confermata la riduzione del canone Ull da 9.28 a 8.68 euro/mese, come anche la diminuzione dei prezzi per il bitstream (da 19,50 a 15,14 euro/mese). La Commissione Europea, che si era detta contraria all’operazione in una Raccomandazione trasmessa il 12 dicembre, aveva dato un mese all’Autorità per eventuali modifiche. Ora il Garante è chiamato, entro l’11 gennaio, a comunicare formalmente la decisione all’UE. L’impressione generale è che l’Italia rischi un’altra procedura di infrazione. Un’azione legale di questo tipo contro un’autorità indipendente è senza precedenti, ma bisogna anche considerare che la posta in gioco è alta per l’Europa. Il mercato unico delle telecomunicazioni è il grande obiettivo del Commissario per la Digital Agenda, Neelie Kroes, e le decisioni dell’Agcom vanno nel senso opposto. Alla Kroes non è piaciuta l’azione solitaria del Garante italiano, che ha comunicato il provvedimento a qualche mese dalla pubblicazione di una raccomandazione comunitaria sulla metodologia di determinazione dei costi.
A questo si aggiungono i dubbi relativi al merito della delibera: analisi di mercato troppo datate, ma soprattutto le inesattezze sull’indicatore WACC. Si tratta del costo del capitale riconosciuto a Telecom Italia, un parametro molto rilevante per la determinazione dei prezzi di accesso. La conferma del provvedimento ha suscitato reazioni opposte tra gli operatori. Telecom, che si è sempre lamentata per l’effetto negativo che la diminuzione dei prezzi avrebbe sugli investimenti, ha promesso l’esperimento di ogni azione idonea a tutela dei propri interessi. Soddisfatti, invece, gli altri operatori, tra cui Vodafone e Fastweb, per i quali il provvedimento favorisce la parità di condizioni nel mercato.