Una targa per Tullio Pironti nella Napoli delle friggitorie

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Una targa per Tullio Pironti nella Napoli assediata da rosticcerie e pizzerie. Il pugile-editore sarà onorato con l’istallazione di una lapide al numero 30 all’ingresso dell’Arco di Port’Alba a piazza Dante. Nella “sua” piazza Dante. Uno dei cuori pulsanti della Napoli letteraria. Piena di librerie, di bric-a-brac culturali, di cassoni pieni zeppi di vecchie edizioni, rarità e intuizioni, lampi di genio. Come quelli che caratterizzarono l’epopea editoriale dello stesso Pironti, amico e sodale di Fernanda Pivano, che lo introdusse nel mondo affascinante della letteratura americana. Tra le intuizioni di Pironti quella di Bret Easton Ellis, prima di lui sconosciuto al pubblico italiano. Proprio a piazza Dante, proprio lì dove sorgerà la targa che lo ricorderà, Tullio Pironti ha vissuto, lavorato, scritto una pagina indimenticabile di cultura e letteratura, di editoria pura, un’epopea appassionante e inimitabile. Oggi più che mai. Già, perché pure a piazza Dante, che non fa certo eccezione rispetto a quanto sta accadendo in tutto il centro città, preme l’assedio delle friggitorie. Della retorica della pummarola ncoppa, delle file interminabili per le pizzette vendute a peso d’oro, per i cuoppi che sostituiscono i negozi e le arti che pure hanno fatto grande Napoli. Tra di loro anche l’editoria. Da Benedetto Croce ai filosofi della pizza a portafoglio, da Napoli nobilissima alla retorica del ragù che deve pippolare e delle polpette come quelle di mammà. E sbolognate alle masse di turisti. Che, in fondo, a Napoli vengono a fare un giro nel luna park dei luoghi comuni, mentre il tessuto culturale della città sprofonda appresso ai vecchi e nuovi soloni che abbiamo imparato a conoscere in questi anni disgraziati. Del resto lo abbiamo già scritto: non è un fenomeno solo napoletano, in tutta Italia si aprono più pizzerie che edicole, librerie e presidi di cultura. Ciò accade perché il commercio s’è spostato online, e d’accordo. Ma non è solo questo. Tuttavia ci sarà una lapide, una targa a ricordare a Napoli di non essere solo la città in cui aprono e proliferano franchising mangerecci che strizzano l’occhio agli anni ’50 ma che, qui, ha brillato la cultura.

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