Non a tutti piace la legge sul diritto d’autore e quella della lotta alla pirateria sarebbe una scusa che nasconderebbe ben altri “motivi” per una stretta al mondo digitale. Per alcuni, come il deputato di Alternativa Paolo Giuliodori si tratta di “una legge scritta malissimo, fatta con i piedi e fuori da ogni logica. Una legge slegata dal diritto giuridico perché dà la forza a dei privati che sono titolari di diritti di qualche opera di chiudere dei siti non di loro proprietà attraverso l’Agcom”.
Il parlamentare ha denunciato: “Agcom con proprio provvedimento può ordinare ai prestatori di servizi, compresi i prestatori di accesso alla rete, di disabilitare l’accesso ai contenuti illeciti mediante il blocco della risoluzione Dns dei nomi di dominio, e il blocco del traffico di rete verso gli indirizzi Ip. Non solo: ordina anche il blocco futuro di ogni altro nome di dominio, sottodominio o di ogni altro indirizzo Ip creato attraverso variazioni di nome, declinazione o estensione”. Ciò per il deputato di Alternativa significa che “in pratica i detentori dei diritti ordinano ad Agcom di bloccare i Dns/Ip di una lista di siti (redatta a loro discrezione), che a sua volta ordina ai prestatori di servizi, motori di ricerca e fornitori di servizi di rendere inaccessibile i contenuti trasmessi”.
Secondo Giuliodori: “La lista di domini/Ip può essere aggiornata periodicamente da parte del titolare dei diritti, nel caso i titolari possono notificare direttamente ai destinatari del provvedimento, senza più nemmeno passare da Agcom, In tutto ciò i prestatori dei servizi devono bloccare i Dns/Ip ‘senza indugio e in tempo reale’ altrimenti commettono reato penale. Una follia”. Questo perché “ci sono privati che fanno una lista di proscrizione dei siti da chiudere e l’Agcom obbliga in modo stringente e urgente tutti i prestatori di servizi, motori di ricerca, tutti quelli che hanno un ruolo attivo nell’accessibilità del sito come server, strutture tecnologiche, motori di ricerca a chiudere e rendere inaccessibili questi siti”.
Ma le conseguenze non finiscono qui: “Se qualcuno non dovesse ottemperare a quest’obbligo dell’Agcom, quindi non di una forza di polizia o un organo giudiziario e non dopo ordine di un giudice, potrebbe finire a processo per reato penale. Si passa a un meccanismo completamente scollegato dall’aspetto giuridico. Oltretutto inutile, visto che esiste già la normativa: la Legge 633/1941, più volte aggiornata nel corso dei decenni, da ultimo con le modifiche dei d.lgs 177 e 181/2021, regola il diritto d’autore nel mercato digitale. C’è poi il codice di procedura penale, per esempio l’art. 321 che prevede il sequestro e l’oscuramento dei contenuti illegali tramite la guardia di finanza o la polizia postale dopo l’ordine del giudice”.
Secondo Giuliodori non c’entra la pirateria, il discorso sarebbe ancora diverso: “In tutto questo discorso la pirateria c’entra poco o nulla. La pirateria in realtà è un problema in netto calo negli ultimi anni, soprattutto grazie alla diffusione di moltissime piattaforme, che con prezzi accessibili hanno permesso al mercato legale di svilupparsi e diffondersi ovunque, lasciando il mercato illegale ai margini fino a quasi scomparire. Questo vuol dire che il contrasto alla pirateria è solo una scusa”.
Sarà, ma i numeri denunciati dalle associazioni e dalle forze dell’ordine, sulla pirateria, sono tali da smentire la ricostruzione di Giuliodori. Altro che decrescita grazie al calmiere delle piattaforme web, i pirati sono attivi come non mai e riescono a drenare al mercato dell’editoria miliardi di euro, dando un colpo terrificante alle prospettive economiche di un settore delicatissimo e strategico. Non solo dal punto di vista economico ma soprattutto su quello della tenuta della democrazia. Che non si può reggere sugli algoritmi di pochi sultani del digitale.
Infine il parlamentare ha concluso: “I rischi sono enormi: si tratta di un meccanismo di censura ad opera di privati, senza contraddittorio e senza passaggio giuridico. È una procedura discrezionale e totalmente arbitraria, che bypassa il sistema giudiziario mettendo in mano a un’agenzia di nomina politica il potere di decidere chi ha il marchio della credibilità e chi no. Oggi si applica alla pirateria, domani alle cosiddette fakenews? E chi deciderà quali sono le fakenews? Si sta preparando il terreno alla censura di notizie e siti scomodi?”.
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