Ci vuole un tavolo tra editori e giornalisti per l’intelligenza artificiale in redazione. Il sindacato lancia la sua proposta. E lo fa davanti alla Commissione algoritmi incaricata, dal governo, di valutare l’impatto che avrà l’Ai sulla tenuta occupazionale. “Sul tema dell’intelligenza artificiale, di cui discutiamo da circa un anno, non vogliamo fare battaglie di retroguardia”, così la segretaria generale Fnsi Alessandra Costante all’audizione tenutasi martedì alla commissione Algoritmi presieduta da Giuliano Amato. Costante ammette che “abbiamo la necessità di entrare nel futuro”, ma, ha aggiunto che sono necessarie “solide garanzie sulla tenuta dei posti di lavoro e tenendo in debita considerazione che l’editoria è un settore industriale diverso dagli altri”. Difatti, per la segretaria Fnsi: “Siamo convinti che i giornalisti debbano governare l’intelligenza artificiale e non esserne governati e che, quindi, occorra trovare il giusto equilibrio fra innovazione e responsabilità sociale”.
Da qui le richieste del sindacato a istituzioni ed editori: la Fnsi, pertanto, ha chiesto che, sul modello della riforma delle agenzie di stampa, “il Dipartimento per l’informazione e l’editoria ponga al centro il valore economico del giornalista, riducendo finanziamenti e sostegni a quelle aziende che per fare spazio all’intelligenza artificiale generativa sacrificano i posti di lavoro”.
È inoltre fondamentale, ha rilevato Costante, che “ogni contenuto giornalistico prodotto dall’intelligenza artificiale, pubblicato sui giornali come su qualsiasi piattaforma di informazione sia contraddistinto da una ‘etichetta’ a tutela dei fruitori dell’informazione”.
Infine la Fnsi ha rivolto un appello “agli editori” a cui è stato chiesto “un tavolo contrattuale per definire l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nelle redazioni: non può essere sufficiente la semplice autoregolamentazione da parte datoriale, serve il confronto con l’organizzazione sindacale che rappresenta i giornalisti tutti”. L’esempio di quanto accaduto in Germania costituisce, più che uno spauracchio, un vero e proprio pericolo. La Bild ha annunciato, già a marzo, più di 200 licenziamenti e la chiusura di numerose redazioni locali. E lo ha fatto annunciando di voler dare spazio all’algoritmo.
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