Un altro scossone al mito egualitario di internet: su Facebook i “vip” possono aggirare le stringenti regole social, grazie a un programma. “Xcheck” ha consentito a stelle e notabili di svicolare i divieti. Lo ha rivelato il Wall Street Journal che ha pubblicato le rivelazioni di una società che ha creato quel programma. Per Menlo Park è un altro colpo. Altro che pari, così come la retorica web ci racconta da anni: anche sui social ci sono i “marchesi del Grillo”. E già piovono accuse: Zuckerberg ha mentito?
Il programma consente a chi lo utilizza l’iscrizione in una sorta di lista bianca. Un elenco di nomi al di sopra di ogni sospetto facendo in modo che gli algoritmi dei social non incrocino quasi mai le violazioni per i profili “vip”. Per alcuni di questi profili era prevista addirittura la possibilità di pubblicare contenuti in palese violazione con le regole del social. Sia per quanto riguarda il nudo, per l’incitamento alla violenza e persino sulle fake news. E, in caso di segnalazioni, il “caso” quasi mai riusciva a raggiungere uno dei moderatori di Facebook. In pratica, il programma in questo caso avrebbe agito come quei passacarte giudiziari che, in passato, facevano slittare i procedimenti semplicemente posizionando i documenti in fondo ai faldoni.
Sarebbero stati quasi 5,8 milioni i profili “benedetti” dal programma Xcheck. Un numero che pare immenso ma che va rapportato all’intera platea globale. A fronte di quasi tre miliardi di utenti, i poco meno di sei milioni di account in questione rappresentano una goccia nel mare. Anzi, un gruppo di élite. Quella stessa élite che secondo Zuckerberg sarebbe stata messa sullo stesso piano del quisque de populo dalla grande rivoluzione digitale. Cosa che, come tante altre (vedi la retorica della “condivisione dei saperi” che in realtà nasconde gli affari in rete della pirateria) è stata smentita, clamorosamente, dai fatti. E nel mondo anglosassone, ora Fb rischia grosso. Perché mentire è peccato e lì i peccati, prima o poi, si scontano.
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