ULTIMO GIORNO DE IL RIFORMISTA. MACALUSO: «COLPA DELLA POLITICA E DEL MOVIMENTO COOPERATIVO»

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«Con grande amarezza vi diciamo
che tutti i tentativi fatti
per salvare il salvabile, non
hanno avuto esito positivo».
Così scrive oggi il direttore
del “Riformista”, Emanuele.
Macaluso, sull’ultima copia
in edicola del quotidiano arancione:
ieri, infatti, l’assemblea
dei soci della cooperativa
che edita il giornale ha approvato
a maggioranza (col voto contrario dei tre giornalisti,
su sette membri) lo stato di liquidazione
della” società e della
testata. Una decisione duramente
contestata dall’assemblea
di redazione, che la giudica
«inaccettabile e gravissima»
e attacca i vertici del quotidiano,
accusandoli di aver «negato
il confronto» e «la verità
sui conti».
A casa una squadra giovane
e dinamica, una dozzina di cronisti
e dieci poligrafici, fine di
un`avventura editoriale inaugurata
dieci anni fa da Antonio
Polito e Claudio Velardi, a cui
ieri è arrivata la solidarietà bipartisan
della politica, da Fini a
Di Pietro, dai Pdl Napoli e Bernini
a Sel.
«Non ce l’abbiamo
fatta, anche per ragioni politico-editoriali,
per nostre, soprattutto
mie, deficienze», scrive
Macaluso, direttore da maggio 2011. «Non ce l’abbiamo fatta
– attacca però – anche perché chi poteva darci una mano, soprattutto
il movimento cooperativo
con la pubblicità che concede
a destra e a manca, ma anche
il sindacato, non ce l’ha data».

Inoltre, sottolinea di aver
«accettato l’offerta dei vecchi
editori (sempre incombenti)» (il
gruppo Angelucci, con cui
ha spiegato nei giorni scorsi esserci
un contenzioso) – «di provare
a resuscitare il giornale
già chiuso, entro un anno, solo
se si realizzavano tutti gli impegni
contrattuali e se il contributo
pubblico non fosse stato decurtato. Non è stato così».
«Completo
dissenso» dalla decisione di liquidare
la società, scrivono i
giornalisti, che a dicembre
hanno accettato i contratti di
solidarietà. E’ vero che se arrivasse
un editore interessato,
la liquidazione potrebbe essere
revocata, ma di fatto, ribattono,
«l’atto di liquidazione
rende difficile l’interessamento
di possibili acquirenti». Soprattutto,
accusano, è mancata
da parte dei vertici del giornale
«la reale volontà di cercare
insieme una via d`uscita» ed
«è stata negata la verità sui
conti e sugli accordi con la precedente
gestione, che sarebbero
la motivazione vera della
chiusura». Con più «chiarezza»,
lamentano amari, «ci sarebbe
stata una fine meno ingloriosa
di questa».

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