L’annuncio era nell’aria da mesi ma l’attesa sembra davvero finita: dopo la Spagna, (dove sbarcherà a settembre), il colosso della tv on demand fornirà i suoi servizi anche nel Belpaese a partire dal prossimo mese di ottobre.
Lo aveva anticipato Neil Hunt, uno dei responsabili di Netflix, all’ultimo CES di Las Vegas: l’espansione del gigante di Los Gatos nel Vecchio Continente non poteva fermarsi al Regno Unito, Irlanda, Austria, penisola scandinava, Belgio e Paesi Bassi (non a caso tutti dotati di connessioni veloci) ma era destinata ad andare ancora più avanti, forte del successo sia in termini economici che di consenso, che l’azienda californiana sta riscuotendo ovunque sia presente.
L’anno scorso, in particolare, Netflix ha suggellato la sua inarrestabile ascesa festeggiando l’invidiabile traguardo dei 50 milioni di abbonati, sparsi in tutto il mondo.
Per quanto riguarda l’Italia, la conferma ufficiale è arrivata solo pochi giorni fa dal CEO, Reed Hastings che ha svelato anche il costo dell’abbonamento: 7,99 euro al mese (la stessa cifra, pagata in dollari, dai 35 milioni di utilizzatori negli States).
Un obiettivo che se da un lato viene salutato con favore dal popolo del web e dagli appassionati della tv in streaming, dall’altro viene guardato con sospetto da diversi produttori televisivi e cinematografici che non hanno stretto accordi con la public company a stelle e strisce e, più in generale, dagli editori che veicolano i loro contenuti servendosi ancora delle “tradizionali modalità offline” e da alcuni competitor.
A tal proposito, sembrano non aver raccolto il guanto di sfida sia l‘ad di Mediaset PierSilvio Berlusconi che l’inossidabile Rupert Murdoch, patron di Sky.
Entrambi hanno preso le distanze dalla pay tv che utilizza la banda larga: il primo sostenendo che l’offerta di Infinity, più solida e strutturata, non è comparabile con quella di Netflix che mira essenzialmente a ricavare profitti, mentre il Gruppo del miliardario australiano si è affrettato a dichiarare che non teme l’avvento in Italia del colosso statunitense grazie a SkyOnline, l’innovativo servizio on demand che gli ha già permesso di conquistare una “sostanziosa fetta di mercato“.
Staremo a vedere se quest’ostentata sicurezza, premierà, di fatto, l’uno o l’altro in termini di utenti fidelizzati e verso chi punterà l’ago della bilancia in base alla qualità dei contenuti, facendo la differenza nel medio e lungo termine.
Certo l’offerta dello staff di Hasting è ampia, variegata ed appetibile anche se non identica in tutti i Paesi per problemi di copyright e di partnership con le numerose case di produzione.
Lo zoccolo duro del pacchetto, può comunque contare su un’invidiabile programmazione di respiro internazionale targata Netflix come la celeberrima Marvel’s Daredevil la serie ispirata alle eroiche imprese del personaggio dei fumetti interpretato da Charlie Cox che, sull’onda del successo di quest’anno, ha già annunciato il sequel previsto per il 2016.
Per non parlare del seguitissimo House of Cards, di Bloodline, dell’avventurosa serie dedicata a Marco Polo o della misteriosa Sense8, diretta dai fratelli Wachowski, creatori di Matrix.
Circa 15.000 sono gli spettacoli, i film, e i documentari originali con tanto di sottotitoli e doppiaggio accessibili su pc, smartphone e tablet, rigorosamente senza interruzioni pubblicitarie, senza più bisogno di ricorrere a download illegali.
Tra chi l’attende con impazienza, chi lo teme e chi sembra snobbarlo, l’arrivo di Netflix non passa certo inosservato e qualcuno già plaude pensando che, la web company che ha fatto tanto parlare di se in queste ore per aver finanziato “War Machine” (commedia brillante interpretata da Brad Pitt), probabilmente è destinata a diventare non solo la tv del futuro ma uno strumento che consentirà il giusto riconoscimento della proprietà intellettuale e, al contempo, rivelarsi come uno dei migliori deterrenti contro il fenomeno della pirateria informatica, più di tanti provvedimenti messi in campo dalle Autorità di tutto il mondo, spesso inefficaci ed inadeguati.
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