TV LOCALI/ VARI: ALLO STUDIO DEL GOVERNO AGGIORNAMENTO CRITERI PER L’ATTRIBUZIONE DEI CONTRIBUTI

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Lo scorso 6 giugno, in Commissione Lavori Pubblici, Comunicazioni del Senato si è svolta la comunicazione del sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico Massimo Vari sulle metodologie adoperate per l’assegnazione delle frequenze in tecnica digitale terrestre alle emittenti televisive locali.
Il sottosegretario ha ricordato che «i diritti d’uso per la trasmissione televisiva in digitale in ambito locale sono stati rilasciati alle emittenti ex concessionarie analogiche nel corso dell’ultimo quadriennio, partendo dalla fine del 2008 con la Sardegna».
«Punto di partenza – ha continuato Vari – del processo è il decreto ministeriale 10 settembre 2008, adottato in attuazione dell’articolo 8-novies, comma 5, del decreto-legge n. 59 del 2008, che ha definito il calendario per il passaggio al digitale terrestre, conformemente alle indicazioni della Comunità europea, suddividendo il territorio in sedici aree tecniche compatibili radioelettricamente, prevedendo altresì la conclusione del percorso entro il 31 dicembre 2012.
Nelle regioni calendarizzate per il 2008, 2009 e 2010, le assegnazioni avevano potuto beneficiare di una disponibilità di frequenze atte a soddisfare tutte le emittenti locali analogiche operanti nelle rispettive aree di diffusione; i relativi diritti d’uso sono stati rilasciati dal Ministero sulla base delle risultanze dei diversi piani di assegnazione delle frequenze regionali predisposti dall’Autorità dopo una fase istruttoria nella quale erano state coinvolte le associazioni rappresentative delle emittenti, considerando le coperture dell’analogico, la compatibilità radioelettrica e tenendo anche conto delle manifestazioni di interesse presentate da tutti gli operatori.
Nel frattempo l’Autorità aveva provveduto ad emanare la delibera 181/09/CONS, poi legificata dalla legge n. 88 del 2009, e il Piano nazionale di assegnazione delle frequenze mediante le quali, nel rispetto della riserva di legge in favore dell’emittenza locale, venivano stabilite e pianificate le reti televisive digitali in ambito nazionale.
Successivamente, la legge di stabilità 2011 ha disposto l’assegnazione delle frequenze della banda 790-862 MHz, già riservate ai servizi radiotelevisivi, ai servizi di comunicazione mobile di larga banda, con la conseguente sottrazione, pur nel rispetto di un terzo della capacità trasmissiva stabilita per legge, di nove frequenze già assegnate o da assegnare alle emittenti locali.
A causa della conseguente impossibilità di assegnare a tutti gli operatori locali la stessa frequenza già fruita in analogico, è stato approvato il decreto-legge n. 34 del 2011, ai sensi del quale il Ministero dello sviluppo economico provvede all’assegnazione dei diritti di uso relativi alle frequenze radiotelevisive in ambito locale, predisponendo, per ciascuna area tecnica o Regione, una graduatoria dei soggetti legittimamente abilitati che ne facciano richiesta sulla base dei seguenti criteri: a) entità del patrimonio al netto delle perdite; b) numero dei lavoratori dipendenti con contratto di lavoro a tempo indeterminato; c) ampiezza della copertura della popolazione; d) priorità cronologica di svolgimento dell’attività nell’area, anche con riferimento all’area di copertura.
Sulla base di tali principi, e a seguito delle delibere di pianificazione regionale dell’Autorità, sono stati emanati la scorsa estate i bandi per l’assegnazione dei diritti d’uso in Liguria, Toscana, Provincia di Viterbo, Umbria e Marche e, il 20 marzo scorso, per le Regioni Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia.
Con tali bandi, attraverso un sistema premiale in favore delle intese e dei consorzi tra più emittenti, si è garantita la possibilità di trasmettere a molti più soggetti rispetto alle singole frequenze disponibili. Sempre per favorire la maggiore diffusione e il maggior pluralismo, è stato introdotto, inoltre, l’obbligo di trasporto di almeno un programma diffuso dai soggetti non utilmente collocati in graduatoria, imposto agli aggiudicatari della frequenza in digitale.
Per completare il processo di digitalizzazione dell’intero Paese manca solo l’area della Sicilia, Regione particolarmente complessa per l’elevato numero delle emittenti, la cui graduatoria è ormai imminente».
Il senatore Luigi Vimercati (PD), premesso che nel 2015 entreranno in vigore accordi internazionali che determineranno un’ulteriore riduzione dello spettro televisivo, ha chiesto quali siano i piani del Governo per dare prospettive alle emittenti locali e promuoverne l’aggregazione.

Il senatore Alessio Butti (PdL), ha ribadito la preoccupazione, già manifestata in passato ma rimasta senza risposte, per i problemi che emergeranno in seguito alla riduzione dello spettro televisivo. Ha ricordato che gli stanziamenti per le misure compensative collegate al rilascio delle frequenze relative ai canali da 61 a 69 sono diminuiti in maniera molto significativa, con grave pregiudizio per emittenti che avevano effettuato investimenti ingenti in vista del passaggio dall’analogico al digitale. Ha sottolineato l’opportunità di riaprire immediatamente i termini per la consegna delle frequenze e ha sollecitato il Governo a chiarire definitivamente che le misure compensative non devono essere sottoposte a ulteriore tassazione. Per Butti, «è necessario rendere più rapide le procedure per l’assegnazione dei contributi previsti dalla legge n. 448 del 1998. A tal proposito, segnalo che alcuni CORECOM non hanno ancora predisposto le graduatorie, nonostante ciò sia di vitale importanza per le imprese televisive, già duramente colpite dalla riduzione dei contributi previsti dalla suddetta legge, oltre che dalla contrazione del mercato pubblicitario». Infine, Butti ha posto l’accento sull’importanza di recepire l’LCN a livello legislativo.
Il sottosegretario Vari ha assicurato che il Ministero vigilerà, anche grazie alle sue articolazioni territoriali, su possibili situazioni di abuso. In merito agli accordi di Ginevra, citati dal senatore Vimercati, ha ricordato che essi richiederanno un recepimento a livello nazionale, ma ciò presuppone una previa attività di armonizzazione a livello europeo, al fine di evitare divergenze tra gli Stati membri dell’Unione.
Per Vari «esiste il problema della proporzionalità e corrispondenza delle misure compensative con gli investimenti effettuati dalle emittenti locali, ma l’ingente riduzione delle risorse destinate alle suddette misure non è stata operata dal Governo in carica, bensì con provvedimenti precedenti, che hanno effettuato tutti un passaggio parlamentare.
In merito alla non tassabilità delle misure compensative, il Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti ha sollecitato il Ministero dell’economia e delle finanze a emanare un provvedimento che chiarisca il punto e si è in attesa di risposta. Purtroppo, l’Agenzia delle entrate, su un quesito formulato da un CORECOM, ha risposto nel senso della tassabilità. Il Governo sta dunque valutando possibili soluzioni per il problema».
«Analogamente – ha continuato il sottosegretario – è in corso una riflessione sulla possibilità di riaprire il termine per la consegna, che richiede però il previo accertamento della assenza di possibili controinteressati». «In merito alla questione dell’LCN, è stata apprezzata la sollecitazione della Commissione in tal senso, in quanto la legificazione della delibera AGCOM è richiesta dalle associazioni di categoria e servirebbe a risolvere il contenzioso giudiziario».
«L’elevato numero di emittenti televisive locali è una caratteristica di un Paese che, come l’Italia, si fonda sulle autonomie locali, che sono depositarie della storia e della cultura del Paese stesso. Le TV locali svolgono una funzione fondamentale e sono strumento di democrazia. Le modalità di aggiornamento e miglioramento dei criteri per l’attribuzione dei contributi sono allo studio del Governo».

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