Le soluzioni sul tavolo dell’Esecutivo
Il Governo è, perciò, alla ricerca di soluzioni per rendere meno gravi le perdite a cui sarà sottoposta l’emittenza locale. L’idea principale è quella di utilizzare i canali non assegnati nella procedura competitiva della scorsa primavera. Anche in questo caso c’è il veto dell’Europa, che spinge per l’assegnazione di questi mux agli operatori mobili. Altri rimedi, che prevedono la cooperazione tra gli operatori, sono stati illustrati recentemente da Giacomelli. L’Esecutivo si impegna a favorire la nascita di realtà consortili o il trasporto di frequenze su altre tv. Ma siamo sicuri che soluzioni come queste si possano attuare, considerando che a questa situazione ci si è arrivati anche per tutelare gli interessi dei big del settore radiotelevisivo?La saturazione dello spettro si sarebbe potuta evitare, assegnando con equità le frequenze disponibili. C’è poi la questione degli indennizzi, attualmente quantificati a 20 milioni di euro, per le reti che lasceranno i loro canali. Il Governo dovrebbe triplicare il volume dei risarcimenti per ripagare gli investimenti degli operatori, frutto della convinzione di mantenere le frequenze per venti anni. Al momento, però, lo stesso Giacomelli ammette che si faticano a trovare risorse aggiuntive. Sulla problematica è stata aperta una consultazione pubblica che durerà fino al 10 dicembre. La regione più colpita dal provvedimento è la Puglia, nella quale chiuderanno i battenti 30 emittenti locali. Circa un terzo delle tv presenti sul territorio pugliese interferisce con le frequenze assegnate a Croazia e Slovenia. Lo spegnimento dei canali, come del resto in tutta Italia, causerebbe pesanti ricadute sull’occupazione nel settore.
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