L’Italia dovrà adeguare la propria legislazione alle norme comunitarie e ha due mesi di tempo per porre rimedio alle discriminazioni che, in base alla legge Gasparri, possono essere compiute nell’assegnazione delle frequenze gli operatori televisivi nell’ambito del passaggio dal sistema analogico a quello digitale. Roma dovrà adeguare la propria legislazione alle norme comunitarie altrimenti Bruxelles potrà decidere il deferimento alla Corte di giustizia europea. E’ quanto chiede in un parere motivato la Commissione europea, su proposta del commissario alla concorrenza Neelie Kroes, compiendo così un nuovo passo nella procedura d’infrazione relativa alla cosiddetta legge Gasparri. Il richiamo dell’Unione europea “è sacrosanto” per il Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni che chiede di “accelerare l’iter della nuova legge”, in discussione alla Camera.
Il monito di Bruxelles. La Commissione, si legge in un comunicato, “ritiene che la legislazione italiana che regolamenta il passaggio della televisione analogica alla televisione digitale terrestre imponga restrizioni ingiustificata alla fornitura di servizi di radiodiffusione e conceda vantaggi ingiustificati agli operatori analogici esistenti”. Secondo Bruxelles, “la situazione che conosce attualmente la televisione analogica, in cui solo alcuni operatori possono essere in concorrenza sul mercato dei servizi di radiodiffusione, rischia di riprodursi con la televisione digitale terrestre, il che lascerebbe i consumatori italiani di fronte a una scelta limitata”.
La procedura d’infrazione. La Commissione ricorda di aver già inviato a Roma una lettera di messa in mora, primo passo della procedura d’infrazione, il 19 luglio 2006, in seguito a un esposto depositato a Bruxelles dall’associazione Altroconsumo. “Se l’Italia – avverte ancora l’esecutivo Ue – non prenderà le misure necessarie per conformarsi al parere motivato entro due mesi dal suo ricevimento, la Commissione può decidere di portare l’Italia di fronte alla Corte di giustizia europea”.
Bruxelles ricorda che un anno dopo la messa in mora, le autorità italiane hanno elaborato un progetto di legge, la cosiddetta ‘Gentiloni’, “che mira a modificare la legislazione esistente in materia di radiodiffusione”. Un progetto, tuttavia, che “non è stato ancora adottato”, e dunque, lamenta l’esecutivo Ue, “un anno dopo la messa in mora l’Italia non ha ancora notificato alcuna misura concreta volta a placare i timori della Commissione”.
Bruxelles, in effetti, spiega ancora il comunicato, “ha concluso che la legislazione italiana attuale potrebbe impedire agli operatori che non utilizzano le trasmissioni analogiche di procedere a sperimentazione sulle trasmissioni digitali e di creare proprie reti digitali”.
La reazione di Gentiloni. “Il richiamo della Ue è sacrosanto: la legge Gasparri è incompatibile con l’ordinamento europeo”, sostiene ancora Paolo Gentiloni, che ha firmato il ddl sul digitale terrestre che modifica le norme della legge del suo omologo nel governo Berlusconi, ora nel mirino della Ue. “Il ddl del governo – continua il ministro – cancella la Gasparri e reintroduce i principi fondamentali di pluralismo e concorrenza. Ora mi aspetto una decisa accelerazione del suo iter come ci chiede esplicitamente l’Europa”.
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