“La protesta delle emittenti indignate continua con la messa in onda in contemporanea dell’Appello al Capo dello Stato. Essa è destinata a segnare una data storica nel nostro Paese e nelle lotte delle emittenti locali per la difesa dei diritti costituzionali d’impresa, d’informazione e di comunicazione”. Lo afferma Rea, Radiotelevisioni Europee Associate.
“Le emittenti locali – continua Rea – indignate dal modo con cui il Governo, il Ministero e l’AGCOM hanno gestito la Pianificazione e assegnazione delle frequenze digitali e la Pianificazione numerica dei canali, si rivolgono al Capo dello Stato per metterlo in guardia dagli attacchi che ben individuati ambienti istituzionali eversivi stanno facendo alla Carta Costituzionale per favorire l’inserimento delle Telecoms-Bank tra i poteri forti dello Stato attraverso ”il possesso accentrato delle frequenze” capaci, come sappiamo, di dominare nazioni e continenti con la gestione delle reti radiotelevisive, telefoniche, internet e satellitari. La testimonnianza di tale “eversiva” azione dominate, distruttiva dello “Stato di diritto”, è ben scritta nelle leggi, decreti e delibere AGCOM fin qui approvate approfittando della crisi dei partiti e della crisi finanziaria del Paese e dell’Europa intera. Con queste liberticide leggi e delibere gli “eversivi” delle Telecoms-Bank, ieri protetti da Berlusconi oggi da Monti, hanno “massacrato” le inconsapevoli emittenti televisive locali togliendo loro le frequenze con le quali da trent’anni hanno saputo dirigere 650 aziende in piena e autonoma libertà conquistata con aspre battaglie e durissimi sacrifici. Quelle leggi e delibere criminose hanno “distrutto” un intero comparto editoriale, un bene nazionale di straordinaria ricchezza di libertà e democrazia, per il solo fatto che quelle frequenze “oggi servono alle Telecoms-Bank. Si tratta di un gioco “politico sporco” dal quale bisogna avere il coraggio di prendere le distanze per combatterlo fino in fondo senza lasciarsi ingannare dalle lusinghe di quei signori vestiti di nero, dalle apparenze gentili e garbate, rinchiusi nelle stanze dei bottoni che ci invitano alla calma e ci promettono “la salvezza dell’Italia dalla crisi economica”. L’operazione “switc off”, portata avanti da Paolo Romani in nome e per conto di Berlusconi e proseguita da Corrado Passera, in nome per conto del finanziere Monti, per come è stata progettata, non fa bene al cittadino comune, non fa bene al Paese e all’Europa, non fa bene alle emittenti locali, fa, invece, “molto bene alle Telecoms-Bank” multinazionali. Questa è in sintesi la situazione nuda e cruda della questione. Chi ci crede, ci crede, chi non ci crede si faccia massacrare. Noi che abbiamo sottoscritto questo Manifesto e che crediamo nella Carta costituzionale e nello Stato di diritto ci batteremo fino in fondo per ritorno alla libertà d’impresa, d’informazione, di comunicazione, di gestione democratica dei mezzi trasmissivi di ogni genere, dei diritti per il lavoro e per la solidarietà sociale. La giornata di protesta del 5 ottobre 2012 ha registrato la significativa partecipazione di 189 emittenti delle quali 112 tv e 77 radio, ma la protesta prosegue per esternare al Capo dello Stato tutta la nostra “indignazione” di cittadini liberi e di menti pensanti che si rifiutano di essere considerati “massa di manovra” di chicchessia”. “Nei giorni scorsi, lo Studio Legale Barneschi, su mandato della REA – conclude la nota dell’associazione – ha notificato al Capo dello Stato l’atto d’impugnazione della vergognosa Delibera di ripianificazione AGCOM 265/12/CONS valida per le regioni già swicciate il 2009 e 201O mentre sono tuttora in corso le notifiche d’impugnazione davanti al TAR relative ai “Bandi farsa” emanati con regole arzigogolate dal Ministero dello Sviluppo Economico per la riassegnazione delle frequenze i cui vincitori sono facilmente individuabili. Ora basta con le parole e passiamo all’azione!”
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