A ogni azione, corrisponde una reazione. All’immobilismo nelle redazioni dei giornali, all’autentica impennata dello spread tra “garantiti” (sempre di meno ma sempre più “pesanti”) e precari (sempre di più e sempre più impalpabili per il profilo dei diritti e degli emolumenti) corrisponde la reazione del crash nei conti dell’istituto nazionale di previdenza sociale. Non c’è ricambio tale, evidentemente, da garantire l’equilibrio delle casse: fatalmente si va verso un default.
Una situazione che non è di oggi ma si trascina da troppi anni. E che, per essere risolta, necessità di un approccio che gli anglofoni direbbero “multitasking”, cioé non si può certo credere che si risolveranno i problemi della previdenza senza giungere a una vera, seria, stabile e duratura riforma del settore.
Secondo l’attuale presidente dell’Inpgi, Marina Macelloni, la situazione è gravissima. A Milano, dove ha preso parte a uno dei tanti sit in promossi dalle sigle dei giornalisti, ha spiegato: “Tutti i problemi dell’informazione si scaricano inevitabilmente sui conti dell’Inpgi che ormai da anni convive con una erosione dei rapporti di lavoro attivi, cioé di persone che pagano i contributi. Contemporaneamente l’Istituto paga tutti gli ammortizzatori sociali delle aziende editoriali in crisi che ormai in questo Paese sono quasi tutte”. In pratica, scende drammaticamente il numero degli iscritti e aumenta quello degli impegni da affrontare. Dunque Macelloni ha affermato: “Noi stiamo chiedendo, ormai da diverso tempo, un tavolo di confronto ampio con il governo che affronti finalmente tutti i problemi dell’informazione, che sono tanti, in una chiave non solo di tagli e di sacrifici ma di sviluppo, di crescita e di creazione di nuovi posti lavoro”.
Oltre al Partito democratico, anche la Lega ha deciso di abbracciare la battaglia per il giornalismo. E lo ha fatto con il deputato Massimiliano Capitanio che ha parlato di diritti da far rispettare e della sfida dirimente per il settore che restituirà la fotografia del giornalismo dei prossimi anni: quella del digitale. Capitanio ha detto: “La difesa della nostra democrazia passa anche dalla tutela della libertà e del pluralismo dell’informazione, che non può essere delegata a piattaforme e algoritmi. Diritti irrinunciabili che, come tali, richiedono anche investimenti adeguati e per tutte le realtà editoriali, comprese quelle tradizionali. Per conciliare da una parte le sfide digitali e, dall’altra, quelle occupazionali e previdenziali occorrono misure concrete”. Infine ha concluso: “Più garanzie contrattuali, equo compenso e, non ultimo, la tutela dell’Inpgi sono solo alcuni dei temi che politica e istituzioni devono affrontare anche in chiave Pnrr”.