La Rai ha gli stessi guai dell’Italia: una struttura gestionale da rivedere e problemi economici. Mario Monti ne è al corrente avendo letto il dossier consegnatogli circa due settimane fa dal presidente Rai Paolo Garimberti e dal dg Lorenza Lei. Il presidente del Consiglio si è fatto un’idea precisa dell’aria che tira a Viale Mazzini e lavorerà per cambiare lo status quo. Nove consiglieri in cda sono troppi e “sfacciatamente” schierati politicamente. Ne consegue che la politica gestionale rimane cristallizzata in interessi di partiti opposti che si annullano a vicenda. Inoltre il dg ha poteri limitati. Conseguenza: la politica Rai tergiversa tra “contentini politici” e sterile e dannoso immobilismo. Per Monti serve efficienza e rapidità, dunque un direttore generale con ampi poteri che possa decidere senza il consenso del cda. Per il presidente del Consiglio bisogna cambiare la legge Gasparri che fa del cda un microcosmo del parlamento in cui la maggioranza e l’opposizione si combattono con risultati deleteri per l’azienda. I consiglieri potrebbero essere nominati uno a testa dai presidenti del Consiglio, di Camera e Senato. Intanto il tempo scorre, gli ascolti calano, la raccolta pubblicitaria diminuisce. Il 2011 si chiuderà con un passivo complessivo di circa 320 milioni di euro e per il 2012 regna l’incertezza. Già a fine gennaio, con la fine dell’interim di Maccari, bisognerà decidere sul direttore del Tg1. Sarà concorso pubblico come vuole la Costituzione? Sarà un concorso interno per “riciclare” professionisti già pagati dall’azienda o una scelta discrezionale (forse arbitraria) del governo?
Il 28 marzo scade il cda, per allora dovranno essere pronte le regole della nuova governance. Non essendoci una chiara distinzione tra maggioranza e opposizione in Parlamento, chi e come deciderà i nuovi consiglieri? Non si sa neanche questo.
Per quanto riguarda la struttura societaria della Rai, Monti esclude la privatizzazione, già prevista dalla legge Gasparri del 2004. Si potrebbe iniziare dal patrimonio immobiliare. Si è parlato del Palazzo Labia a Venezia e della sede di Viale Mazzini. Sarà comunque un’operazione lunga, per il momento il governo ha altre priorità. Ci si limita a mettere qualche “toppa” tirare avanti. La prima, che frutterà circa 70 milioni di euro, sarà l’aumento del canone per il 2012. L’importo dovrebbe saltare dai 110 euro ai 112, pochi spiccioli, ma significativi considerando che il canone è in aumento costante da 6 anni, nonostante gli ascolti calanti. Come repellente per eventuali istinti evasivi, circola una pubblicità istituzionale che afferma che il canone non è solo un atto di civiltà e bontà, ma una vera e propria tassa obbligatoria che tutti devono pagare. Come dire: anche se il canone aumenta, la Rai non vi piace e non la guardate, non fate i furbi e pagate.
Egidio Negri
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