Apprezza i «passi in avanti» che sono stati fatti sul fronte della tutela dei minori davanti alla tv nociva. «Ma occorre non abbassare la guardia». Elisa Manna è responsabile del Settore politiche culturali del Censis e membro del Consiglio nazionale degli utenti. In questi mesi la studiosa è stata in prima linea nel tavolo dell’Agcom da cui è uscito il nuovo regolamento che riscrive le regole per mandare in onda programmi pornografici, violenti o che incitano alle dipendenze. «Il testo – sottolinea Manna – ha i suoi lati positivi. Innanzitutto impedisce che i dispositivi elettronici per bloccare la visione delle trasmissioni gravemente nocive siano disattivati stabilmente. Sembra una questione di lana caprina, ma non lo è affatto. In pratica il filtro elettronico deve restare sempre inserito. Ed è l’argine per proteggere i minori da palinsesti che possono compromettere il loro sviluppo fisico e psicologico». L’esperta lega la questione ai risultati della ricerca del Censis dal titolo Fenomenologia della società impersonale che è stata presentata nei giorni scorsi. «I media con contenuti nocivi – spiega – contribuiscono alla disgregazione etica e valoriale. È quanto emerge a chiare lettere dallo studio. Ogni volta che parliamo di filtro elettronico, non facciamo riferimento a un dispositivo o a un codice segreto, ma alla rappresentazione della realtà che offriamo ai nostri giovani attraverso il piccolo schermo». E in gioco c’è il futuro. «Favorire l’approccio a contenuti violenti, che istigano al pregiudizio, che favoriscono le devianze significa proporre una visione squilibrata del mondo. Per questo, è essenziale l’impegno in questo ambito: di fatto, vogliamo costruire un domani contrassegnato da un corretto approccio antropologico». Poi Manna cita papa Francesco. «Il Pontefice parla di periferie esistenziali. Ecco, un bambino che si abitua a trascorrere il suo tempo in mezzo a proposte mediocri sarà un adulto mediocre che probabilmente abiterà i sobborghi della società». Nel dibattito sul regolamento dell’Agcom la Rai è stata a fianco dei rappresentanti degli spettatori. «È un esempio di proficua collaborazione», afferma Manna. Inoltre il dibattito che si è sviluppato nella sede dell’Authority è stato lineare. «Il confronto sereno – dichiara l’esperta – ha permesso di ottenere un buon risultato nel suo complesso, impedendo un assalto alla diligenza che poteva avvenire. Adesso finalmente gli editori che propongono programmi gravemente nocivi hanno obblighi chiari». Però la studiosa evidenzia anche alcune criticità nel testo. «Gli attuali ricevitori non soddisfano a pieno le nuove disposizioni. Per questo è prevista una campagna informativa per mettere in guardia le famiglie: speriamo sia davvero efficace, ma comunque i rischi restano. E il codice personalizzato stabilito dal regolamento dovrebbe essere previsto anche sul web: una previsione difficile da attuare».
Fonte: Avvenire.it