TURCHIA
Dal prossimo 22 agosto, in Turchia, entra in vigore una legge che obbligherà i fornitori di Rete e gli utenti a sottostare a precisi sistemi di filtraggio degli accessi e, di conseguenza, dei contenuti. Una risoluzione che, come hanno denunciato in molti, finirebbe per far sparire indiscriminatamente migliaia di siti. E darebbe al governo la possibilità di raccogliere dati personali e violare la privacy dei concittadini. Una vera e propria forma ‘legalizzata’ di censura.
INDIA
La scusa di frenare il materiale «osceno», che «incita all’odio», «danneggia i minori» o «viola il diritto d’autore» ha portato in India, lo scorso aprile, all’introduzione di un pacchetto di regole per la Rete che impongono ai fornitori del servizio di rimuovere contenuti offensivi entro 36 ore dalla notifica delle autorità, pena l’apertura di un procedimento giudiziario a loro carico. Per evitare una condanna, i gestori di social network e gli Internet service provider (Isp) dovranno specificare che «contenuti illegali» saranno proibiti già nelle loro condizioni di utilizzo.
SIRIA E COREA DEL SUD
In Siria e Corea del Sud si punta sull’autocensura soprattutto per reprimere i dissidenti politici. In Siria la presenza di una legislazione poco chiara ha avuto proprio l’effetto di trasformare gli intermediari in ausiliari della polizia e in censori del web. Con l’ulteriore rischio di promuovere meccanismi poco virtuosi di auto-censura da parte degli utenti per evitare di incorrere in guai peggiori. Un fenomeno peraltro già riscontrabile anni prima dello scoppio della rivolta contro il regime di Bashar al-Assad, durante la quale con la carcerazione di alcuni dissidenti si intendeva creare un metodo ‘didattico’ di paura per indurre meccanismi di autocensura nella popolazione. Lo stesso avviene oggi anche in Corea del Sud, dove è in vigore il Network Act, una misura che proibisce lo scambio di informazioni online che compromettano la sicurezza nazionale o che siano considerate diffamatorie, anche se vere.
ARABIA E IRAN
Misure repressive sono state recentemente introdotte anche in Arabia Saudita, dove da febbraio 2011 l’apertura di un giornale online, di un blog o di un forum è subordinata a un’autorizzazione ministeriale. Per ottenerla il regime ha stilato una lista di condizioni molto precise: essere di nazionalità saudita, avere più di vent’anni, essere in possesso di almeno un diploma e di «documenti che testimonino la buona condotta».
In Iran, poi, il regime di Teheran sta mettendo a punto una Rete completamente autarchica, che isoli gli utenti iraniani dal resto del mondo. Così da poterli controllare ancor più di quanto non lo siano già, e in modo più efficiente. (Lettera43.it)
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Diritto d'Autore TURCHIA, INDIA, SIRIA, COREA, ARABIA E IRAN: ECCO CHI PRECEDE L’ITALIA NELLA...