Trump e i social network

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Le cose cambiano, tutto scorre direbbe Eraclito. Sono passati meno di cinque anni dal 2020, l’anno in cui l’allora e futuro Presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, emise l’Executive order 13925, il preventing online censorship. In pratica Trump contestava a Twitter di poter condizionare le libere elezioni in quanto con i suoi algoritmi poteva segnalare alcune notizie come false e, comunque, avrebbe potuto influenzare l’opinione pubblica. In altri termini, ad avviso del Presidente degli Stati Uniti d’America, il social network, che non si poteva considerare un hosting provider neutrale, aveva il potere di interferire sul free speech in violazione dei principi di libertà e di pluralismo che da sempre contraddistinguono la democrazia in America. Ora che Twitter è diventata X ma – soprattutto – che il proprietario del social network, Elon Musk, è diventato il numero 2 della Casa Bianca, dopo aver praticamente condizionato in maniera decisiva le elezioni statunitensi, sembra che il Presidente Trump abbia cambiato opinione. Ma d’altronde siamo nella società fluida in cui anche il pensiero è plastico.

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