“Entro il 30 giugno del prossimo anno si dovrebbe passare alla nuova tecnologia, completando la transizione. C’è però un forte ritardo. Molti adempimenti dovevano essere svolti nel 2019, ma così non è stato. Non appare tecnicamente possibile completare questo processo in tempo utile per l’avvio della transizione nei tempi previsti dalla road map. L’unica soluzione possibile è differire ad aprile – giugno del 2022 la transizione di tutte le tv locali e nazionali. Anche se era previsto un passaggio differenziato, per tv nazionali e locali, senza uno switch off simultaneo. Pure l’assegnazione dei diritti d’uso e i bandi per la fornitura di servizi dei media audiovisivi è molto indietro”. Lo ha detto Marco Rossignoli, presidente Aeranti e coordinatore di Aeranti-Corallo intervenuto al webinair “Nuovo switch off, rischi e opportunità per il sistema televisivo locale” organizzato e tenuto dal Corecom della Regione Umbria.
Oltre a Rossignoli, sono stati tanti i relatori dell’interessante iniziativa umbra. Maurizio Giunco, vicepresidente di Confindustria Radio-Tv, presidente associazione Tv Locali ha spiegato: “Durante il lockdown l’emittenza locale ha guadagnato spazio e audience. I telespettatori vogliono sentirsi svincolati dagli orari e poter dunque seguire un programma in qualunque momento, dopo la sua messa in onda. Resteranno sul mercato solo le piccole e grandi televisioni che svolgono un effettivo ruolo di informazione pubblica. La rilevazione effettuata sulle apparecchiatura non è verosimile e non tiene conto che ci sono decine di milioni di apparecchi tv (nelle seconde case, nelle stanze secondarie, negli alberghi) troppo vecchi per passare alla nuova tecnologia ed anche a tecnologie intermedie”.
Elena Veschi, presidente Corecom Umbria, ha detto: “E’ in atto una seconda trasformazione tecnologica della tv terrestre. La nuova tecnologia permetterà di utilizzare le frequenze in modo più efficiente e con una qualità molto migliore. Oltre ai ritardi nazionali legati alle tempistiche dei bandi e delle assegnazioni si registra una forte difficoltà delle emittenti locali, anche a seguito dei tagli pubblicitari legati al Covid. È importante che si prevedano fondi e sostegni per la produzione di contenuti audiovisivi. Gli utenti dovranno quindi poter adeguare i propri televisori se si vogliono liberare le frequenze per il 5G”.
Secondo il professor Bruno Zambardino, docente corso ordinamento settore cinematografico e audiovisivo in Italia ed Europa, Università Roma 3: “La pandemia ha accelerato i processi come la digitalizzazione. C’è stata una riduzione dei fatturati e la chiusura di alcune emittenti. Nel primo switch off le emittenti hanno fatto grandi investimenti che però non hanno prodotto ritorni visibili. All’epoca l’emittenza umbra ha dimostrato una buona tenuta, con 10 emittenti che gestivano 46 canali. Probabilmente tra qualche mese in Umbria ci sarà una sola emittente e le restanti 7 saranno solo fornitori di contenuti. Durante la pandemia sono aumentati gli ascolti a fronte di una contrazione della pubblicità e di difficoltà di pagamento da parte degli inserzionisti”.
Il presidente dell’Odg regionale umbro, Roberto Conticelli ha affermato: “La nuova tecnologia è stata in realtà concepita nel 2017 e questo lascia pensare che non sia poi così innovativa. Durante la pandemia c’è stata grande fame di informazione, ma al contempo si registra una grande crisi del mondo del giornalismo, con una contrazione fortissima delle retribuzioni. Il ruolo del giornalista nel garantire l’informazione dei cittadini deve essere tutelato. La legge regionale umbra sull’editoria dovrà essere finanziata per non restare un concentrato di parole vuote. E questo va fatto ora”.
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