Se da Trieste arriva il Minotauro del neo ministro greco Varoufakis…

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Continuiamo la nostra ricognizione sulle piccole case editrici che, pur tra montagne di difficoltà, riescono a realizzare miracoli pubblicando gemme altrimenti mai conosciute, almeno per il mercato italiano

minotauro-globale-varoufakis-asterios Ci illumina, in questo percorso, lo splendido intervento di Claudio Magris sul Corriere della Sera, 23 gennaio scorso. Nel precedente servizio abbiamo visto le esperienze di Edizioni del Lavoro (fiore all’occhiello “Il quarto secolo” di Edouard Glissant) e Imprint-Profeta (con il capolavoro “Notizie dall’impero” di Fernando Del Paso).
Per questa seconda puntata (clicca qui per leggere la prima parte), partiamo da Trieste. E con un denominatore comune, “Le Elegie Duinesi” di Rainer Maria Rilke. Ecco cosa scrive Magris: “La splendida versione di Renata Caruzzi di un testo capitale e arduo come le Elegie Duinesi di Rilke, pubblicato dalla piccola casa editrice Beit, o la preziosa edizione del saggio di Hannah Arendt e Gunther Stern-Anders sulle medesime elegie curata da Sante Maletta per la piccola editrice Asterios, sarebbero probabilmente sfuggite anche a me se quelle case editrici non fossero triestine”.

Eccoci a Beit, un nome un programma, culturale e civile. Ci spiega il suo fondatore e animatore da gennaio 2007, quando è nata, Piero Budinich: “in arabo e in ebraico Beit significa casa. E’ un progetto di casa editrice che nasce proprio dall’idea di casa in costruzione. La casa della mente, il luogo mentale in cui desideriamo abitare, una casa da costruire dove i libri servono come i mattoni e i mobili: alcuni indispensabili, altri aggiunti solo per bellezza. Come la forma della lettera ebraica che le dà il nome, Beit è una forma aperta ma solida. E’ un luogo dove incontrarsi e fare incontrare”. Il progetto Beit è iniziato con tre collane: una di storia, una di narrativa e una sulla memoria. La prima è una collana di storie nazionali dei nuovi paesi europei, soprattutto dell’area orientale, per conoscere meglio – ci spiega Budinich – un’Europa giovane e ricca di potenzialità. La seconda, di narrativa contemporanea, “è pensata senza preclusioni, se non quella della qualità letteraria, aperta anche a letterature poco conosciute in Italia o ad autori che invitano a scavalcare i confini, a migrare altrove, non solo in altri luoghi geografici, ma anche in altre realtà sociali, in altre epoche storiche, spesso in territori di frontiera”. La terza collana è dedicata “alla memoria di vicende vissute, narrate e ripercorse in un attento rielaborare parole e immagini, per cogliere di volta in volta sfumature e dettagli”. Sul versante storico, con 45 titoli pubblicati fino a tutto il 2014, il percorso parte dei paesi dell’ex Jugoslavia e dell’ex Unione Sovietica, per focalizzarsi man mano in lavori su Slovenia, Croazia, Serbia, Bulgaria, Austria, Polonia, Ucraina, Turchia, Israele, Ungheria, Tunisia, Svizzera (ultima arrivata, col fresco di stampa a gennaio 2015). Variazione sul tema Beit Popoli, con tre lavori: Afghani (2012), Etiopi (2014), Tibetani (2015). Altra variazione con Beit Studi, collana portata avanti con la collaborazione dell’Università Roma Tre: e tre titoli prodotti, “Balcani 1908”, “La fine della Grande Ungheria” e “Le memorie difficili”. Eccoci a Beit memoria, con altri tre titoli in carniere: “La breve vita dell’ebrea Felice Schragenheim” di Erica Fischer (2009), “Cartolina dalla fossa. Diario di Srebrenica” di Emir Suljagic (2010), “Il nazista di Trieste. Vita e crimini dell’uomo che inventò Treblinka” di Siegfied Pucher (2011). Poi ancora, mini collane come “Minimi”, “Viaggi” o “Percorsi”, ultime produzioni “Tre giorni a Trieste” di Corinna Opara e una breve ma gustosissima guida sul Friuli, una dozzina di itinerari con foto e qualche chicca, come versi di Pier Paolo Pasolini nella sua Casarsa.
E poi il gioiello, “Le Elegie Duinesi”, “l’arduo testo capitale” con testo originale a fronte e addirittura un inedito di Robert Musil sulla grandezza di Rilke. Ma che volete di più dalla vita, direbbe qualcuno. E invece il mercato, ‘O Mercato queste prelibatezze non le vuole, le cestina. O meglio, le spedisce in soffitta. Tutto il merito a un piccolo eroe triestino, Budinich, che con le sue forze ha cercato di far conoscere dalle nostre parti quel capolavoro.

Passiamo ad Asterios, e visitiamo subito il suo sito, per aggiornarci sulle sue produzioni. Elegie Duinesi a parte, da segnalare “L’uomo e la (sua) fine”, saggi su Gunther Stern-Anders (di autori vari); “L’arte e il grido” di Stefano Crisafulli; “Antisemitismo e nazionalsocialismo” di Moishe Postone; “Come” di Emiliano Bazzanella; e “Knowledge workers” di Sergio Bologna, ossia “la riflessione teorica di quella tendenza della sinistra radicale che viene chiamata ‘operaismo’, da uno dei protagonisti. Dall’operaio massa al freelances movement”. E ancora: sempre di Moishe Postone “Prospettive della Crisi Globale”; “Antistatis. L’insurrezione in corso” di Gustavo Esteva; “Ancora Keynes?! Miseria o nuovo sviluppo?”, firmato da Giovanni Mazzetti.

Poi, ecco spuntare dal cilindro il coniglio che non t’aspetti, la sorpresa delle sorprese: “Il Minotauro Globale – L’America, le vere origini della crisi e il futuro dell’economia globale” di Yanis Varoufakis, 250 pagine, pubblicato a giugno 2012 nella collana “Lo stato del mondo”. Sì, il fresco ministro delle finanze greche alle prese con il Minotauro della Troika, impersonato da frau Merkel. E allora sorge spontanea la domanda, come si diceva una volta: com’è stato mai possibile che una sconosciuta casa editrice triestina abbia avuto la vista così lunga? Abbia fatto questa incredibile scoperta? Misteri di questa editoria, dove i piccoli pionieri possono dar lezioni di intelligenza (e non solo) ai colossi (sic). Ecco come Asterios presenta la sua gemma: “Nell’America post-bellica gli Stati Uniti distrussero la realtà preesistente non una bensì due volte, per crearne di nuove. La prima volta non avevano altra scelta. La Seconda guerra mondiale aveva imposto all’America il ruolo di ideatore di realtà, sia pure contro la sua volontà. Ed essi risposero brillantemente, con un Piano globale che diede avvio alla stagione più felice del capitalismo globale. Quando poi il Piano globale ebbe raggiunto la sua data di scadenza, gli Stati Uniti non persero più tempo a tergiversare o a “studiare” la realtà esistente. Piuttosto, cercarono attivamente di disintegrare la realtà che stava già degenerando, in modo da provocare una decisiva crisi mondiale da cui sarebbe uscita una realtà ben più nuova e vitalissima: “Minotauro globale”. Per la seconda volta nella sua storia, l’America aveva ridisegnato il mondo non tanto a propria immagine e somiglianza, bensì in un modo che aveva trasformato una strisciante debolezza in una maestosa egemonia. La chiave del successo dell’America fu il riconoscimento dell’indispensabilità di un meccanismo di riciclo delle eccedenze globali (GSRM). L’egemonia differisce dal dominio, o dal volgare sfruttamento, in quanto il vero egemone capisce che il suo potere deve essere rialimentato non mediante l’ulteriore prelievo dai suoi sudditi, bensì dall’investimento nelle loro capacità per generare eccedenze. Per togliere ai suoi sudditi, l’egemone deve padroneggiare l’arte di dare in cambio…”. Parole che hanno un rilevante significato, all’indomani della vittoria di Tsipras in Grecia e della nomina di Varoufakis a capo delle finanze elleniche.

E’ arrivato il momento di capire chi è il timoniere di Asterios, che ha avuto il fiuto di pubblicare già due anni fa il Minotauro dell’attuale ministro greco dell’economia. Si chiama Asterios (appunto) Delithanassis, arrivato da Salonicco a Trieste quarant’anni fa per studiare ingegneria. A inizio anni ’90 fonda la piccola editrice, a dargli una mano è il figlio, una tipica impresa familiare. Mostrano subito buon fiuto, gli ‘Asterios’, perchè è del ’96 il primo titolo edito sulla globalizzazione, cui ne seguiranno altri nel corso degli anni. Fino ad arrivare allo scoop – altro bel fiuto – del Minotauro di Varoufakis. “Lo conoscevo – racconta con modestia, quasi con ritrosia, Delithanassis senior – gli ho chiesto se lo voleva pubblicare in Italia”. Detto fatto, nel nostro paese è uscito prima che in Francia e Germania (2014), preceduti solo da Inghilterra e Usa (2011). Ma le sorprese non finiscono qui. Perché a brevissimo è prevista la pubblicazione di “Una modesta proposta per uscire dalla crisi dell’euro”, autori lo stesso Varoufakis e James Galbraith (il figlio del notissimo economista statunitense John Kenneth), con la collaborazione di Stewart Holland. Il saggio è appena uscito in Francia e in Germania, dove sta avendo un grande successo editoriale (segno che la Troika è in allarme). E ancora, sempre per marzo è prevista l’uscita delle “Confessioni di un marxista irregolare nel mezzo di una ripugnante crisi economica europea” (saggio del solo Varoufakis) che già comincia a far capolino sui social network. Il saggio, comunque, è del tutto inedito a livello internazionale. E a fare il colpo è la piccola, coraggiosa, “irregolare” Asterios.
Miracoli di un’editoria che sopravvive e lancia bottiglie con messaggi – caso mai saggi o pamphlet – da inviare su altri lidi. Sarà mai possibile questo tra un po’, con la crisi che morde e uccide – come analizza Varoufakis – e caso mai il “final cut” di un’ulteriore magaconcentrazione editoriale col colosso Mondadori-Rizzoli che si annuncia all’orizzonte?

Ma proseguiamo nel viaggio, lungo le rotte indicate da Claudio Magris, e approdiamo a Parma, con Diabasis. Che in bacheca presenta il suo gioiello più prezioso: “Se Diabasis fosse una grande anziché media casa editrice, “Il signor Kreck di Juan Octavo Prenz sarebbe probabilmente uno dei libri del giorno”, commenta Magris. Ci spiega la storia di Diabasis il responsabile della comunicazione, Giovanni Cascavilla. “L’editrice è nata nel 1988, è andata avanti per molti anni, fino alla crisi di tre anni fa. E’ nata una nuova Diabasis, che ha acquisito il vecchio catalogo e proseguito nel lavoro, allargando anche gli orizzonti, nonostante tutte le difficoltà del settore. Il signor Kreck è uscito circa un anno fa, a inizio 2014, in circa 600 copie”. Come siete riusciti ad avere i diritti su un’opera di tale importanza?, chiediamo. “Il nostro direttore, Elvio Guadagnini, conosce da tempo l’autore, Prenz, al quale faceva piacere uscire in Italia. Così è nata l’iniziativa”.

Non mancano, comunque, altri titoli. Sempre nel 2014 un saggio su Pessoa e il Portogallo, curato da un docente di lingua e letteratura portoghese all’università di Bologna. Poi “Il fuoco e la cenere”, poesie edite e inedite di Attilio Bertolucci, curato da Paola Lagazzi, docente all’ateneo di Parma. Poi volumi sul cinema, come “Immagini – corpo” del critico statunitense Torben Grodal (in particolare affronta i rapporti tra cinema e neuroscienze); e sulla cucina, come “La cucina di Parma” firmato da Augusto Farinetti, o l’e book di prossima uscita “Paura di cibo – malattia dell’anima”. E ancora, uno stimolante saggio sull’universo dei social network, edito in collaborazione con l’università di Parma, “L’intelligenza delle formiche – Scelte interconnesse”. Oppure il romanzo di una diciassettenne, Giulia Sulpizzi, “Il segno di Venere”, l’incredibile storia d’amore di Giulia, la figlia dell’imperatore romano Augusto. “Una delle nostre specializzazioni – osserva Cascavilla – resta comunque l’ambiente, nel senso di paesaggio, e di architettura. Collaboriamo con l’Università di Firenze, pubblichiamo il catalogo “L’architettura italiana”, abbiamo promosso un libro sulla scuola reggiana”. Così si definiscono a Diabasis: “Siamo una casa editrice atipica plurale e indipendente, proprietà di oltre trenta soci di città diverse riuniti in srl. Culturalmente indisciplinata, con il gusto della contaminazione, degli attraversamenti, della narrazione, nel rispetto del rigore dovuto ai metodi e alle discipline, di prevalenza cultura umanistica, Diabasi coltiva civili passioni all’incrocio dei riformismi”.

Intendiamo proseguire nella ricerca di piccoli editori creativi, nonostante la mortale crisi economica che ferisce a morte il settore e l’intero tessuto socio economico del Paese. E chiediamo a chi ci legge di segnalarci esperienze significative sul campo. Vogliamo dare spazio e visibilità a chi ancora resiste: per esistere, come dice Magris.

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