TRASPARENZA E PRIVACY SU MOTORI DI RICERCA E SOCIAL NETWORK: LE LINEE GUIDA DI STRASBURGO

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Il Consiglio d’Europa ha diramato due raccomandazioni rivolte agli Stati Membri ed indirizzate a rafforzare i diritti degli utenti della rete.
Al fine di tutelare il libero accesso all’informazione online e la privacy per i netizens il primo pacchetto di consigli (CM/Rec(2012)3) elaborato dal Consiglio dei Ministri dell’Unione, pone precisi paletti ai motori di ricerca, responsabili della diffusione e dell’indicizzazione dei contenuti sul web. Una funzione che assume un “alto valore di servizio pubblico in quanto utile a favorire l’esercizio effettivo e il godimento dei diritti umani e delle libertà fondamentali per tutti coloro che li utilizzano”,sempre nel dovuto rispetto della dottrina sul diritto d’autore vigente a livello nazionale, ed offrendo garanzie di tutela del diritto alla vita privata e della protezione dei dati personali su internet. Limiti anche di stampo giuridico che gli Stati sono tenuti a far rispettare approntando strategie coerenti a difesa della libertà di espressione, e dell’accesso all’informazione su internet (l’accesso ai mass media compresi i giornali elettronici ed i servizi di media audiovisivi).
In particolare i search engine devono garantire trasparenza nei criteri che sono alla base sia dei risultati prodotti dalle query degli utenti, sia del loro posizionamento favorito dal cd ranking, sia delle modalità di rimozione dei link (solo in conformità con l’art. 10 paragrafo 2 Convenzione dei diritti umani), allo scopo di favorire il pluralismo (scongiurando il rischio di manipolazione) e l’eterogeneità dei contenuti oltre che un uso più consapevole del servizio da parte dei netizens.
Obiettivo che si lega con l’altro tema sensibile all’Europa, la privacy dei cittadini dell’unione da salvaguardare mediante una gestione diretta dei dati raccolti, con possibilità di rettifica da parte degli users nella tipologia di informazioni rilasciate oltre che la specifica degli scopi legittimi che ne hanno motivato la raccolta. A tal proposito la raccomandazione invita ad un uso equilibrato dei cookies (codici di autenticazione attivati durante la navigazione sul web) per la profilazione dei comportamenti di ricerca degli individui oltre che l’imposizione di limiti temporali di conservazione (specie se non necessaria) nello sfruttamento degli indirizzi IP per le cronologie di ricerca proprio perché, secondo il Consiglio, queste possono anche comunicare dati sensibili (rivelano l’origine razziale, le opinioni politiche o le convinzioni religiose o di altro tipo, o dati relativi alla salute, la vita sessuale o in materia di condanne penali) tanto da esigere una protezione speciale ai sensi dell’articolo 6 della Convenzione n. 108.
Nella seconda raccomandazione CM/Rec(2012)4 il Consiglio si sofferma sulle sfide lanciate dai social network, nel loro duplice ruolo di catalizzatori dei processi democratici e di coesione sociale oltre che fonte di comportamenti lesivi della dignità della persona per certe pratiche discriminatorie favorite dalle stesse modalità di funzionamento. “Minacce possono nascere dalla mancanza di garanzie giuridiche e procedurali, che circondano i processi che possono portare all’esclusione di utenti, all’insufficiente protezione dei minori e dei giovani contro i contenuti o i comportamenti nocivi con rischi di emulazione di massa, la mancanza di rispetto per i diritti altrui, la mancanza di impostazioni predefinite sulla privacy oltre che di trasparenza in merito alle finalità per le quali sono raccolti e trattati i dati personali”. Una particolare attenzione deve dunque essere rivolta alla predisposizione di meccanismi automatici per la segnalazione dei contenuti ritenuti poco appropriati e nell’offerta di policy chiare per gli utenti onde garantire una gestione dinamica e veloce delle proprie identità.

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