Tivuitalia S.p.A., società controllata dalla Screen Service Broadcasting Technologies S.p.A. (operatore nel settore della produzione di apparati per la trasmissione del segnale televisivo) ha comunicato di avere ricevuto, venerdì scorso, «alcuni provvedimenti da parte del Ministero dello Sviluppo Economico» che «legittimano tutte le acquisizioni realizzate da Tivuitalia che hanno portato alla costituzione del Mux, autorizzano Tivuitalia a veicolare contenuti televisivi in tecnica digitale in 18 diverse regioni e coprendo circa il 70% della popolazione italiana, ma al contempo negano alla stessa il riconoscimento dello status di autorizzato generale alla attività di operatore di rete televisivo in ambito nazionale».
Un paradosso amministrativo atteso, in realtà, visto che il numero degli operatori nazionali aventi titolo alle assegnazioni DTT era fissato ab origine e la creazione di una nuova rete nazionale, seppure effettuata sulla base di norme positive, ha creato uno dei tanti cortocircuiti giuridici che affollano l’ordinamento di settore. Ora, infatti, Tivuitalia pur non essendo più (di fatto) un operatore locale dovrà concorrere per collocarsi alle graduatorie previste dalla L. 75/2011 per l’assegnazione dei diritti d’uso DTT definitivi conseguenti all’attribuzione ai telefonici del dividendo esterno (61/69 UHF). Forche caudine dalle quali i network provider nazionali non dovranno – non si sa ancora bene perché – passare. (Newslinet)
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