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TIVÙ SAT: IL SATELLITE DI RAI E MEDIASET “CONTRO” SKY

Creata per favorire il passaggio al digitale e espandere i contenuti Rai e Mediaset sul satellite. Approvata da Agcom e Antitrust. Indaga il Tar del Lazio. Stiamo parlando di Tivù Sat, creata da Tivù Srl.
Nata nel 2008 e destinata a durare almeno fino al 2030, Tivù Srl è una società che ha un due obiettivi. Il primo: promuovere, con la piattaforma digitale Tivù, la diffusione dell’offerta televisiva digitale terrestre gratuita sul territorio nazionale. Il secondo: lanciare Tivù Sat, la piattaforma digitale satellitare con lo scopo di diffondere tale offerta gratuita presso tutte le aree del territorio, anche quelle non coperte dal segnale terrestre.
Tivù Sat è la prima piattaforma satellitare gratuita italiana che, oltre a replicare in versione integrale e in chiaro l’offerta generalista e i nuovi canali televisivi nazionali. Inoltre offre numerosi altri canali sia italiani che internazionali, con una vasta scelta tematica: intrattenimento, informazione, cultura, sport, fiction, musica e cinema.
La società è nata per diffondere il digitale terrestre anche nelle zone di difficile copertura. Il satellite rappresenta la soluzione per tutte quelle famiglie italiane che risiedono in zone difficilmente raggiungibili dalla televisione trasmessa via etere. Per accedere a Tivù Sat sono necessari una parabola, un decoder (o una televisione con decoder incorporato) e una smartcard.
Approfondiamo ora la società “madre” di Tivù Sat, ovvero Tivù Srl. Nata nel 2008, destinata a durare almeno fino al 2050, Tivù Srl ha un capitale sociale di circa 1 milione di euro. I maggiori azionisti sono Rai e Mediaset che detengono 482.500 euro ciascuna. Segue TIMedia con 35 mila euro. Poi c’è Frt (l’associazione delle imprese radiotelevisive private italiane, a cui aderiscono anche Mediaset e TIMedia) e Aeranti Corallo (l’associazione che riunisce circa 1000 imprese radiotelevisive locali di tutti i tipi, nonché agenzie di informazione e concessionarie pubblicitarie) con appena 943 euro cadauna.
Il cda è composto da 5 membri. Il presidente è Luca Balestrieri (esponente Rai); l’ad è Alberto Sigismondi (uomo di Mediaset); completano il Consiglio Stefano Ciccotti, Andrea Ambrogetti e Paolo Ballerini.
Il collegio sindacale è formato dal presidente Achille Frattini, dai sindaci effettivi Luigi Vannini e Alfonso Di Carlo, e dai sindaci supplenti Pier Giorgio Tommasetti e Antonio Francesco Giampaolo.
C’è da aggiungere che Tivù Srl agisce insieme a Dgtvi, l’associazione per lo sviluppo del digitale terrestre a cui aderiscono Rai, Mediaset, TIMedia, Dfree (multiplex di Tarak Ben Ammar che veicola i canali pay di Mediaset), Frt e Aeranti Corallo. Anche Dgtvi ha anche un suo cda, “simile” a quello di Tivù Srl. Il presidente è Andrea Ambrogetti (Mediaset), il segretario generale è Egidio Viggini (Dfree), gli altri consiglieri sono Luca Balestrieri (Rai), Maurizio Giunco (Frt), Bianca Papini (TIMedia). Dgtvi ha l’obiettivo di promuovere l’avvio e il pieno sviluppo della televisione digitale terrestre in Italia; inoltre favorisce le iniziative finalizzate ad assicurare all’utente finale la più completa informazione sulle opportunità offerte dalla nuova tecnologia trasmissiva.
Il progetto di Tivù Srl, anche se esecutivo dal 2009, ha avuto origine nel luglio del 2006. Il modello “ispiratore” è stata la piattaforma inglese Freeview. In seguito l’idea è stata abbandonata fino alla nascita di Tivù Sat. Questa permette, dal settembre 2009, di ricevere via satellite in Italia tutta l’offerta formativa del digitale terrestre italiano anche agli utenti non coperti da tale tecnologia.
Tivù Sat ha una programmazione in parte free to air (cioè gratuita e non criptata) e in parte free to view (cioè gratuita e criptata). Per quest’ultima è necessaria una apposita smart card e un apparecchio tv compatibile in grado di decriptare il sistema di accesso condizionato. Inoltre la programmazione free to view è legalmente fruibile solo in Italia. Infatti tale sistema e utilizzato per difendere i programmi italiani di cui non sono stati acquistati i diritto all’estero.
Tivù Sat rende disponibile via satellite il palinsesto completo di buona parte dei canali televisivi gratuiti degli azionisti di Tivù Srl: Rai, Mediaset e TIMedia. Ciò in precedenza non era possibile.
A seguito alla fondazione di Tivù Sat, sia la Rai che Mediaset non hanno più rinnovato l’accordo con Sky Italia. In precedenza era l’emittente di Murdoch a veicolare i programmi criptati per mancanza di diritti fuori dall’Italia tramite smart card. Il colosso satellitare britannico non ha accettato di buon grado il ripensamento di Rai e Mediset. Sky ha infatti presentato ricorso al Tar del Lazio proprio contro la decisione presa dal servizio pubblico, allora diretto da Mauro Masi. Secondo alcuni addetti ai lavori fu una scelta imprenditoriale sbagliata che avrebbe fatto perdere alla Rai diverse decine di milioni di euro. Indipendentemente dalle questione economiche, pare la decisione della Rai di fornire ad una sola piattaforma satellitare (di cui è socio di maggioranza) i suoi contenuti non sia del tutto legale. L’Agcom e l’Antitrust, allora, diedero il via libera. Tuttavia il Tar ribalta la questione. Il servizio pubblico, servendosi della neutralità tecnologica, deve dare piena «garanzia di visibilità dei suoi contenuti». Inoltre deve fornirli alla «generalità dell’utenza pubblica», utilizzando tutte le piattaforme distributive. E a titolo gratuito purché non vi siano costi aggiuntivi per gli utenti. Il Tar ricorda come il Contratto di Servizio garantisca, agli utenti in regola con il canone e impossibilitati a ricevere il segnale terrestre della Rai (che non sono pochi), «la piena accessibilità all’intera programmazione anche via satellite». Questo non è più possibile da quando Rai non ha rinnovato l’accordo con Sky, rinunciando a 50 milioni l’anno. Tale scelta «ha costretto i cittadini abbonati a Sky all’acquisto di un nuovo decoder quale quello di Tivùsat» (o a vedere altri canali, a scapito dell’audience, ndr). Tuttavia il Tar non intravede, nel nuovo Contratto di Servizio «discriminazioni preventive in danno di Sky». Vi si prevede, infatti, «la messa a disposizione della programmazione a tutte le piattaforme commerciali che ne facciano richiesta» senza obblighi di cessione gratuita rispetto al precedente contratto. La distribuzione attraverso un’unica piattaforma «può essere ritenuta compatibile con gli obblighi di servizio pubblico», ma «nel rispetto del principio di non discriminazione e di salvaguardia delle condizioni concorrenziali nel mercato televisivo». Ci sarebbe da approfondire sugli aiuti di stato chiesti dalla Rai per la promozione di Tivù Sat che avrebbero alterato «la parità di condizioni nel mercato concorrenziale televisivo».
Tuttavia, alla “fine della fiera”, dopo oltre 3 anni passati, i cittadini che pagano il canone che non ricevono , loro malgrado, il segnale digitale, devono spendere altri soldi per acquistare l’apparecchiatura Tivù Sat. Il tutto solo per avere accesso al normale servizio pubblico.
Questo è un altro problema che la nuova governance deve risolvere.

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