Resta altissima la tensione in Casa Rai: l’esecutivo Usigrai ha reso noto che l’assemblea dei comitati di redazione dei Tgr ha deciso per lo sciopero. Una scelta che per ora, a causa della guerra in Ucraina, è stata posticipata. La riunione degli organi interni ha scelto di affidare mandato all’esecutivo e al coordinamento dei cdr Tgr per proclamare lo sciopero audio-video. Nel mirino di sindacato e giornalisti c’è il piano editoriale presentato (e già due volte bocciato) dalla direzione. Oltre a diverse altre questioni, tra cui i blocchi dei trasferimenti e dello scorrimento delle graduatore.
La nota che annuncia la scelta dello sciopero firmata da Usigrai e coordinamento Cdr Tgr è netta. “I Cdr e l’Usigrai ritengono con senso di responsabilità e di attaccamento al ruolo del servizio pubblico, vista la situazione internazionale e l’aggressione militare all’Ucraina, di procrastinare la proclamazione dello sciopero e nel contempo ringraziare le colleghe e i colleghi impegnati sui vari fronti di crisi a raccontare il dramma della guerra. Nonostante questo rinvio l’azione sindacale non si ferma e nemmeno e la mobilitazione delle redazioni”. Le ragioni sono numerose e motivano la mobilitazione dei giornalisti.
Per Usigrai e cdr Tgr: “Un piano editoriale del direttore (di appena 9 pagine) bocciato due volte dalle redazioni a larghissima maggioranza – con un incremento dei voti contrari nella seconda tornata – i vicedirettori in proroga e senza le determine di nomina da parte dell’azienda (caso unico tra le testate Rai e frutto delle pressioni politiche), i mancati scorrimenti della graduatoria dei vincitori del concorso del 2020 che stanno causando, da una parte vuoti d’organico nelle redazioni (situazione che si aggraverà nelle prossime settimane con gli esodi incentivati) e dall’altra il blocco dei trasferimenti di colleghe e colleghi che attendono da tempo”.
Finita qui? Manco per sogno. I giornalisti Rai della Tgr sono arrabbiati. “A tutto questo si aggiunge una grave carenza di risorse per la Testata giornalistica regionale, cardine e valore aggiunto del servizio pubblico: a fronte del pensionamento degli ultimi telecineoperatori non vi è stato alcun aumento del budget per le troupe in appalto. Una situazione che si acuisce in quei Centri di Produzione e in quelle Sedi Regionali nelle quali non vi e’ un apporto dei tecnici di produzione interni per troupe con zainetto per le dirette. Una situazione inaccettabile per la piu’ grande testata giornalistica del servizio pubblico, priva di un piano strategico e di rilancio”.
La questione si trascina ormai da mesi. La direzione e i giornalisti sono impegnati in un durissimo braccio di ferro. Già sfociato in accuse e in (sonore) bocciature del piano editoriale. I prossimi mesi dovranno essere decisivi per disegnare il futuro della testata giornalistica regionale.
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