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Tgr, Rai condannata per condotta antisindacale

Il tribunale ha condannato la Rai per condotta antisindacale sulla vexata quaestio relativa al taglio dei Tgr notturni. La sentenza è arrivata nella giornata di ieri e, immediamente, ha rinfocolato il fronte di scontro tra i sindacati e la dirigenza di viale Mazzini. Subito dopo la pronuncia dei giudici, infatti, la Fnsi e l’Usigrai hanno esultato e ribadito le loro critiche ai vertici Rai su una vicenda, quella relativa alla durata del Tgr, che ha agitato il dibattito interno ed esterno alla radiotelevisione di Stato.

Il ricorso sul quale s’è pronunciato il tribunale civile di Roma era stato presentato proprio dall’Usigrai. I giudici hanno ritenuto fondate le critiche sollevate dal sindacato dei giornalisti Rai perché la scelta relativa ai tagli sarebbe stata assunta senza prima consultare gli organi di rappresentanza dei giornalisti. Tutto da rifare, a viale Mazzini. Ma lo scontro resta ben oltre il livello di guardia.

Intanto l’Usigrai ha commentato con soddisfazione la pronuncia del tribunale civile di Roma. E ha affermato. “Ora la Rai, che non ha voluto sentire ragioni sulla necessità di percorrere le strade previste dal contratto, dovrà rifare tutta la procedura prevista, fornire al sindacato tutti gli elementi che era stata sollecitata a dare e inoltre pubblicare a sue spese sui principali quotidiani italiani il decreto del Tribunale che dice quanto i vertici dell’azienda hanno sbagliato in questa vicenda; soldi pubblici anche questi che si potevano risparmiare semplicemente con il dialogo”.

Il sindacato ha poi incalzato. “I nostri appelli al confronto hanno avuto bisogno del giudice per essere ascoltati, dopo che anche la sollecitazione della commissione di Vigilanza Rai ai vertici aziendali per un dialogo costruttivo erano caduti nel vuoto. La decisione del giudice ristabilisce i fatti anche in relazione all’immagine e alla funzione del sindacato che il mancato rispetto delle regole da parte dell’azienda aveva tentato di intaccare. Evidenzia anche la singolare tempestività con cui l’azienda ha tentato di convocarci per una informativa su decisioni già prese mortificando così il ruolo della consultazione in una mera presa d’atto”.

E dunque. “Bene abbiamo fatto a non rispondere a quello che il giudice ha definito “un tentativo di correre ai ripari” dopo che ci era stato impedito un reale confronto attraverso l’annuncio della decisione già presa da parte dell’Ad Fuortes davanti alla Commissione di Vigilanza. La violazione, scrive il giudice, appare palese. Il tenore inequivocabile delle frasi pronunciate dall’Ad nella sede istituzionale e la precisazione della data in cui la terza edizione sarebbe stata cancellata non dà adito a dubbi su quanto è avvenuto. Ogni tentativo di mettere nell’angolo la rappresentanza dei lavoratori è stato oggi svelato dal provvedimento del Tribunale del lavoro”.

Infine Usigrai ha concluso: “Chi, tra i vertici aziendali, non ha voluto prendere atto di quanto stava accadendo, chi ha cercato di raccontare una storia diversa, oggi deve fare i conti con questo provvedimento e trarne le dovute conseguenze”. All’Usigrai s’è unita la Fnsi nell’applauso alla sentenza “pronunciata dal giudice del lavoro di Roma, rende giustizia a chi, nella vicenda della cancellazione della terza edizione dei Tg regionali, ha sempre reclamato il rispetto delle regole”.

Per la Fnsi. “Con un provvedimento esemplare per chiarezza, il giudice accoglie i rilievi mossi a tutti i livelli dal sindacato dei giornalisti, che fin dal primo momento ha chiesto, nel rispetto della legge e del contratto di lavoro, un confronto preventivo con l’azienda. L’auspicio è che si faccia tesoro di questa sentenza per inaugurare una nuova stagione di relazioni industriali. Chiedere il rispetto delle procedure non significa opporsi alle riforme”.

Infine il sindacato ha concluso: “Nessuno, in Rai come in altri contesti aziendali, è autorizzato a pensare che i necessari e ineludibili processi di innovazione possano avvenire a suon di inutili e controproducenti esibizioni muscolari e a prescindere da piani industriali che valorizzino il lavoro dei giornalisti e l’offerta informativa”.

Luca Esposito

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