La redazione del Tg1 è determinata nel chieder conto al direttore Maccari del vertiginoso calo degli ascolti, sfociato nella débâcle della serata di domenica 29 aprile, quando il Tg5 di Clemente J. Mimun ha staccato il Tg1 delle venti: 20,39% contro il 20,04% di share. Non succedeva da tempo che Mediaset superasse la Rai, anche se da tempo il Biscione aveva ridotto la forbice degli ascolti. Mettendo a confronto i dati di ascolto dei primi tre mesi del 2012 – gestione Maccari – con il corrispondente periodo del 2011 – sotto l’egida di Minzolini – è saltato fuori che gli ascolti del telegiornale guidato dal direttore silurato dal consiglio di amministrazione, sono stati decisamente migliori. A gennaio del 2011 la media del mese è stata del 25,36% di share, pari ad oltre sei milioni di spettatori. All’inizio del 2012, invece, la media è scesa al 23,1%: più di due punti in meno.
Scarsa qualità del prodotto e un’impaginazione troppo ingessata sarebbero le ragioni della perdita di peso da parte del Tg1, peraltro condivise dalla redazione, che ha chiesto al direttore meno «inchini» alla politica e maggior attenzione alla cronaca. Eppure tutto ciò è rimasto nei corridoi di Saxa Rubra, mentre quando al timone c’era Minzolini anche uno starnuto faceva notizia. Segno evidente di come l’attuale fase di transizione politica finisca con l’assorbire, e smorzare, anche le questioni strategiche, come gli ascolti del Tg1.
Una battuta d’arresto, quella del telegiornale, resa ancor più evidente dal crollo generale della rete, che rischia di trascinare nel barato tutta la Rai.
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