E la discussione sulla pubblicità e il nuovo Tusmar si è aperta. Ma sul dumping pubblicitario di cui ora è accusata la Rai. La politica ha vissuto il fine settimana intavolando il dibattito sul tema. Dopo le denunce di produttori e sindacato che hanno paventato, per la Rai, uno scenario a tinte nerissime. Anzi, in rosso: come la casse di viale Mazzini già esangui.
Ma c’è un fronte aperto, in Vigilanza. Ed è quello di chi rimprovera alla Rai le mancanze del passato. E unisce, al di là delle sigle e dei partiti, alcuni dei commissari. Pronti a dare battaglia.
Maurizio Gasparri, membro di Vigilanza Rai in quota Forza Italia, ha dichiarato. “Ci sembra davvero strano che il nuovo amministratore delegato Fuortes, appena lottizzato direttamente dal governo, si voglia ribellare ai doveri a cui adempie l’esecutivo. A Palazzo Chigi difatti è stato varato un provvedimento che regola gli affollamenti pubblicitari delle emittenti televisive private e del servizio pubblico Rai”. E ha spiegato. “Viale Mazzini potrà raccogliere più pubblicità ma Fuortes, da quanto si legge dalle cronache, vorrebbe fare ancora di più, andando contro le direttive del governo, che fanno riferimento a regole europee. È davvero strano che una persona lottizzata dal governo si ribelli al governo. Attendiamo smentite. Anche perché da Fuortes attendiamo chiarimenti sul dumping che storicamente la Rai fa in campo pubblicitario”. Quindi ha denunciato. La Rai “ha venduto nel passato 10 spot al prezzo di uno, con una pratica commerciale raccapricciante, degna di un processo con immediata condanna. Fuortes obbedisca al governo, rispetti le leggi, cancelli la vergogna del dumping pubblicitario. In ogni caso, chiedo pubblicamente la sua immediata convocazione in Commissione di vigilanza Rai”.
Sul tema dei è intervenuto anche il commissario di Vigilanza Michele Anzaldi, Italia Viva. E in un post su Facebook ha affermato. “Prima di protestare per la revisione dei tetti pubblicitari Rai, che peraltro il nuovo Tusmar rivisto dal Consiglio dei ministri amplia, bisognerebbe innanzitutto fare in modo che il servizio pubblico rispetti le norme pubblicitarie vigenti”. E dunque. “Basta rivedere l’audizione in commissione di Vigilanza del 16 maggio 2020 dell’allora presidente Agcom Cardani per verificare quanto la Rai in questi anni abbia infranto le regole, praticando un dumping selvaggio”.
Anzaldi ha ricordato. “Cardani lanciò un duro atto di accusa contro la Rai, parlando di totale assenza di trasparenza. Addirittura il servizio pubblico dei vertici gialloverdi nominati da Conte si rifiutò di consegnare al Garante i listini applicati. C’è una Delibera ad hoc dell’Authority che sanziona la Rai per violazione del Contratto di Servizio e sulla quale i nuovi vertici hanno il dovere di dare risposte, dopo le continue violazioni dei loro predecessori, sulla pubblicità ma anche sul pluralismo”.
Quindi ha concluso. “E’ singolare che a intervenire in queste ore siano stati il sindacato unico dei giornalisti Rai e l’associazione dei produttori, presieduta da un ex alto dirigente Rai dimessosi con l’entrata in vigore del tetto agli stipendi: un tentativo dal sapore corporativo e non certo a tutela della qualità e della buona amministrazione dei soldi dei cittadini che pagano il canone”.
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